Come funziona l’accoglienza a Peter Pan: ne parliamo con Gerarda, responsabile del servizio

Chi può fare richiesta, come si entra in lista d’attesa, quali servizi sono disponibili e cosa significa davvero essere accolti nella Grande Casa di Peter Pan: il racconto di chi lo fa ogni giorno.

Chi può essere accolto

Peter Pan offre accoglienza gratuita alle famiglie con bambini e adolescenti malati di cancro in cura nei reparti di onco-ematologia pediatrica a Roma.
Ma cosa succede quando una famiglia scopre che dovrà trasferirsi, spesso da un’altra regione o da un altro Paese, per seguire le terapie del proprio figlio?

«Le prime telefonate spesso non arrivano nemmeno dai genitori, ma da un parente, un amico, un volontario ospedaliero», racconta Gerarda.
«In quel momento c’è chi è troppo scosso per pensare a dove dormire, cosa portare, come organizzarsi. Allora noi diventiamo un primo punto di riferimento, qualcuno che ascolta e spiega con calma cosa succederà».

Come fare richiesta

Per essere accolti da Peter Pan, è necessario:

  1. Contattare l’associazione (via telefono o email);
  2. Inviare un certificato che attesti che il bambino è in cura in oncologia pediatrica;
  3. Essere inseriti in lista d’attesa.

La richiesta può arrivare direttamente dalla famiglia o essere fatta da terzi. Dopo aver ricevuto il certificato, lo staff verifica che il reparto indicato sia quello corretto e procede all’inserimento in lista d’attesa.

🕐 Tempi di attesa: variano in base alla disponibilità. Negli ultimi mesi, la media è stata di circa 15 giorni.

«Capita spesso che, quando richiamiamo per dire che abbiamo trovato una stanza, le persone piangano. È un momento carico di tensione, e sapere che c’è un posto dove andare, vicino all’ospedale, gratuito, e pensato per loro, fa la differenza».

Cosa offre l’accoglienza

Ogni famiglia accolta ha a disposizione una stanza con bagno privato, in una delle case protette di Peter Pan. Gli spazi comuni – cucina, sala da pranzo, ludoteca, lavanderia, giardini – sono condivisi con altre famiglie. A questo si aggiunge un’ampia gamma di servizi: navette gratuite da e per l’ospedale, supporto psicologico per tutta la famiglia, mediazione linguistica, assistenza per i documenti, attività per bambini e fratelli, riabilitazione e fisioterapia.

«Molti ci chiedono se abbiamo appartamenti separati. La risposta è che non sono sempre disponibili e Peter Pan crede nel valore aggiunto della condivisione. Spieghiamo subito che le nostre case sono strutturate in modo protetto, con regole igieniche molto rigide, proprio perché accogliamo bambini immunodepressi», dice Gerarda.

«Poi capita che una mamma ci dica: “Appena arrivata qui, volevo scappare. Ma mio figlio era sereno, giocava felice, si sentiva a casa. E sono rimasta per lui”. Sono frasi che non dimentico mai.»

Il primo giorno: come avviene l’ingresso

Una volta confermata l’accoglienza, viene concordato un giorno per l’ingresso in Casa.
Quel giorno, lo staff di accoglienza incontra personalmente la famiglia, consegna il regolamento, raccoglie i documenti, fa visitare gli spazi e ascolta eventuali bisogni specifici. Se emergono criticità (disabilità, situazioni familiari complesse), si interviene subito per trovare soluzioni.

«Ogni accoglienza è diversa», dice Gerarda. «Ci sono genitori che arrivano provati da una lunga degenza, altri che sono sotto shock per una diagnosi appena ricevuta. Alcuni fanno molte domande, altri hanno solo bisogno di silenzio. Noi entriamo in punta di piedi, con rispetto. E restiamo a disposizione anche nei giorni successivi, perché le cose più importanti emergono con il tempo.»

La vita nella casa

Vivere a Peter Pan significa condividere spazi, regole e, spesso, anche emozioni. Le famiglie si autogestiscono per alcune attività quotidiane, come il riordino della cucina. Ogni casa ha sviluppato negli anni sistemi spontanei per organizzarsi: c’è chi usa un foglio Excel, chi un calendario a mano.

«A volte ci sono piccole tensioni, come in ogni famiglia», racconta Gerarda. «Ma in genere le famiglie trovano un equilibrio. E quando serve, siamo lì per mediare. Una delle cose più belle è quando vedi mamme che, senza conoscersi, si danno una mano, si scambiano consigli, si supportano.»

Periodicamente si tengono riunioni con tutti gli ospiti per rafforzare il senso di comunità, proporre attività e affrontare insieme eventuali problemi.

Il follow-up: accoglienza anche dopo la terapia

Anche dopo la fine delle cure, Peter Pan continua a essere un punto di riferimento.
Le famiglie che devono tornare a Roma per controlli ravvicinati possono richiedere nuovamente l’accoglienza. In questi casi, si tende ad assegnare le stanze nelle case più esterne, riservando quelle più vicine all’ospedale a chi è in terapia attiva.

«Rivedere le famiglie per i follow-up è sempre emozionante. Alcuni bambini crescono, cambiano, ma appena ci vedono corrono ad abbracciarci. Significa che per loro Peter Pan è rimasta casa, anche dopo», racconta Gerarda.

Il valore umano dell’accoglienza

Gerarda è arrivata a Peter Pan con il Servizio Civile. All’inizio aveva paura di avvicinarsi troppo ai bambini, li vedeva fragili, non immaginava come potersi rapportare a loro senza essere invadente.

«Poi c’era Alice», racconta. «È stata lei, con il suo sorriso e la sua voglia di vivere, ad avvicinarmi. Purtroppo oggi non c’è più, ma è grazie a lei che ho capito cosa significa davvero accogliere.»

Da allora ha incontrato centinaia di famiglie. Ogni storia è diversa. Alcune restano nel cuore per sempre.
«Non ci si abitua mai. Ogni volta è un’emozione nuova, ogni addio è difficile. Ma sapere di essere stati un punto fermo nel momento più fragile della loro vita dà senso a tutto. Ed è un’emozione immensa quando capita, dopo anni, che tornano per un saluto, felici, “cresciuti”!».

ℹ️ Vuoi richiedere accoglienza o saperne di più?

📩 Scrivici: accoglienza@peterpanodv.it
📞 Chiamaci: 06 68401 2251
🌐 Tutte le info su: www.peterpanodv.it

 

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