Quando un bambino si ammala di cancro, tutta la famiglia ne viene travolta. L’attenzione dei genitori si concentra inevitabilmente sul piccolo paziente, e tutto il resto passa in secondo piano. In questa “zona d’ombra” si trovano i siblings, ossia i fratelli e le sorelle dei bambini malati, la cui sofferenza per lungo tempo è rimasta invisibile. Negli ultimi anni il tema dei siblings sta finalmente emergendo: si parla di “fratelli d’ombra” proprio per sottolineare come la malattia colpisca l’intero nucleo familiare e non solo il bambino malato. Ogni anno in Italia circa 2.200 bambini e adolescenti ricevono una diagnosi di tumore e, grazie ai progressi nelle terapie, oltre l’80% riesce a sopravvivere. Ma dietro questi numeri ci sono migliaia di famiglie, e altrettanti siblings, che affrontano un durissimo percorso emotivo accanto al loro caro. È fondamentale riconoscere il loro ruolo e non trascurarli.
I siblings: l’altra faccia della malattia
Spesso definiti i “fratelli invisibili”, i siblings vivono emozioni intense e contrastanti. Studi e testimonianze hanno rilevato che molti di loro devono affrontare quotidianamente diverse difficoltà emotive e psicologiche:
- – solitudine e isolamento, sentendosi ai margini dell’attenzione familiare;
- – ansia, depressione e paura per la salute del fratello malato e l’incertezza del futuro;
- – gelosia e senso di colpa: gelosia per le cure e i regali ricevuti dal fratello malato, ma al tempo stesso sensi di colpa per questi sentimenti negativi;
- – difficoltà relazionali e calo del rendimento scolastico, a causa dello stress e delle responsabilità improvvise;
- – disturbi psicosomatici o alimentari legati alla tensione accumulata.
Queste reazioni sono comprensibili: vedendo i genitori soffrire e dedicare la maggior parte delle energie al figlio malato, i fratelli sani finiscono spesso per sentirsi trascurati e “adultizzati” prima del tempo.
La buona notizia è che oggi cresce la consapevolezza. Psicologi e associazioni sottolineano l’importanza di coinvolgere tutta la famiglia nel percorso di cura: non basta curare il bambino malato, bisogna sostenere anche chi gli sta accanto. I genitori vengono incoraggiati a informare con sincerità i fratelli sull’evoluzione della malattia (con parole adatte all’età) e a dedicare, quando possibile, momenti esclusivi anche agli altri figli. In parallelo, iniziano a nascere iniziative dedicate: gruppi di ascolto, sostegno psicologico specifico e occasioni di svago pensate per i siblings, affinché non si sentano soli in questo percorso difficile.
L’impegno di Peter Pan ODV: la famiglia al centro dell’accoglienza
L’Associazione Peter Pan ODV da oltre 30 anni pone al centro proprio la famiglia nel suo modello di accoglienza. Nata a Roma nel 1994, Peter Pan offre accoglienza gratuita ai bambini malati di cancro insieme ai loro genitori e fratelli, per tutto il tempo necessario alle cure. Le famiglie che devono trasferirsi nella capitale per curare un figlio trovano nella Grande Casa di Peter Pan non solo un alloggio vicino all’ospedale, ma anche un ambiente caloroso e di supporto. «Immagina la Grande Casa non come una struttura di letti e mura, ma come un’idea di accoglienza fatta di ascolto, supporto, giochi, colori», un modello di accoglienza a 360°, pensato su misura per ogni famiglia ospitata.
Ciò significa che anche i siblings vengono coinvolti e sostenuti nel quotidiano: spazi comuni come cucine, saloni, terrazze e giardini permettono ai fratelli di giocare tra loro, fare i compiti, socializzare con altre famiglie e sentirsi meno soli, mentre i volontari riportano un po’ di normalità nelle loro vite. Non manca il sostegno professionale: ogni anno Peter Pan eroga centinaia di incontri di supporto psicologico ai bambini ospiti e ai loro familiari, proprio per aiutare l’intero nucleo a elaborare paure e ansie durante la malattia. I risultati di questo approccio si riflettono in una migliore qualità di vita: i piccoli pazienti possono trascorrere più tempo “a casa” circondati dall’affetto dei propri cari, riducendo il più possibile la permanenza in ospedale. Dal 2000 ad oggi, oltre 900 famiglie hanno trovato accoglienza nelle case di Peter Pan, permettendo ai bambini in cura di vivere in un ambiente confortevole e familiare tra una terapia e l’altra. Questo ha un impatto positivo anche sul loro benessere psicologico, perché sentirsi a casa, insieme a mamma, papà e fratelli, aiuta a ritrovare serenità e forza per affrontare le cure.
La storia di Marvi e della sua famiglia
Tra le tante storie di siblings che hanno vissuto questa esperienza, significativa è quella di Marvi, oggi 17enne. Per due anni Marvi ha abitato con la mamma, il papà e il fratellino Raiden nella Grande Casa di Peter Pan, trasferitosi dall’Albania a Roma per le terapie di Raiden. Marvi racconta così il suo percorso accanto al fratello malato:
«Ne esco cresciuto e con una certezza nel cuore: una volta maggiorenne tornerò qui per fare il volontario e dare il massimo, come ogni giorno ho visto fare dai volontari che ho incontrato nella Casa. Auguro col cuore in mano che tutti i bambini qui escano vittoriosi, guariti, cresciuti. In due anni ne ho incontrati e conosciuti tanti mentre badavo al mio fratellino, e mi sono divertito con loro. Ero il più grande, ma mi divertivo più di loro! Alla scuola alberghiera ho trovato la mia dimensione e porterò avanti la mia passione per la cucina. Adesso l’importante è aver trovato una casa dove stare qui a Roma, abbastanza vicina all’ospedale, per il bene di Raiden. La famiglia viene prima di tutto. Se loro stanno bene, sto bene anch’io.»
📄 Leggi qui la testimonianza completa di Marvi.
La madre, Sonjela, ammette di essere stata inizialmente tanto preoccupata anche per Marvi quando sono arrivati in Italia per curare il piccolo Raiden: «Ha dovuto lasciare tutti i suoi amici, la scuola, il calcio. Non aiutava, era chiuso… ora sta migliorando» dice, con un sorriso orgoglioso.
Questa storia mostra quanta resilienza e maturità possa sviluppare un giovane fratello se sostenuto in un ambiente amorevole. Marvij si sente “cresciuto” e addirittura desideroso di restituire l’aiuto ricevuto, diventando volontario a sua volta, segno che l’accoglienza ha fatto breccia nel suo cuore.
Conclusione
Non dimenticare i siblings vuol dire, in fondo, prendersi cura dell’intera famiglia colpita dal cancro pediatrico. Ogni fratello o sorella coinvolto in questo cammino porta con sé ferite emotive ma anche risorse inaspettate: spesso sviluppa una sensibilità e una forza fuori dal comune, se adeguatamente supportato. Associazioni come Peter Pan ODV lavorano ogni giorno perché nessun bambino malato e nessun membro della sua famiglia si senta solo in questa battaglia. Dare attenzione ai siblings, ascoltarli e coinvolgerli significa aiutare anche il piccolo paziente a guarire meglio, perché un fratello sereno e partecipe è un alleato prezioso nel percorso di cura. Insieme, come famiglia e come comunità, si può affrontare la malattia con maggiore coraggio e speranza di vittoria.