Cooperazione. Un ponte tecnologico tra Italia e Iraq

ROMA – Progetto ?Simona?: ad oggi 128 casi discussi, 473 esami istologici analizzati in 33 sessioni di teleconsulto e 28 incontri di formazione a distanza. – ?Quando a meta? aprile 2003, gli operatori di Intersos sono giunti a Baghdad, attraversando un territorio spettrale, senza anima viva dal confine giordano all?Eufrate, l?hanno trovata ferita, traumatizzata e in  balia di se stessa,
con la dittatura che stava sparendo, sostituita dal vuoto, dai saccheggi, dall?impunita??- racconta cosi? Raffaele Morese, presidente di Intersos, la nascita del progetto ?Simona?intervenendo oggi a Roma al convegno organizzato presso l?ospedale policlinico Umberto I. Un?iniziativa di telemedicina innovativa e all?avanguardia che ha permesso negli ultimi due anni  ai medici dell?ospedale romano di confrontarsi costantemente con i colleghi del Children welfare teaching hospital di Baghdad e di fornire loro consulti scientifici per guarire bambini affetti da  patologie maligne come il cancro e la leucemia. Alla base del progetto, che porta il nome delle due operatrici umanitarie italiane rapite nel settembre 2004 a Baghdad, una delle quali collaboratrice diretta dell?ong Intersos le opportunita? fornite dalle nuove tecnologie, ?L?obiettivo era quello di superare l?emergenza. Dal 2004 in poi non si poteva piu? andare in Iraq per il rischio di sequestri, quindi abbiamo pensato alle tecnologie avanzate?- ha detto Nino Negri segretario generale di Intersos- ?e? cosi? e? stata favorita la vicinanza e si e? instaurato  un rapporto profondo, completato da momenti di incontro personali.? E i risultati non sono tardati ad arrivare. Secondo Negri infatti , dall?inizio del progetto ad oggi  attraverso il solo scambio dei protocolli terapeutici e? stato dimezzato il tasso di  mortalita? infantile nella citta? irachena. In particolare riguardo le malattie onco-ematologiche da cui sono affetti oltre il 50[%] dei bambini ricoverati nel centro pediatrico di Baghdad. Un dato importante che si inserisce in un contesto di crisi particolare dove come sottolineato dallo stesso direttore del Children welfare teaching, spesso la difficolta? per i piu? piccoli e? anche soltanto quello di entrare in un ospedale. ?Non esiste solo il problema della distanza ma soprattutto quello della sicurezza.?-ha sottolineato Nadhar Al Shummary, dirigente del Cwt – ?spesso i bambini chhanno bisogno di cure urgenti e che vivono vicino al centro non riescono comunque a raggiungerlo.  Per questo per noi e? importante collaborare. Grazie a questo progetto abbiamo potuto ripristinare alcuni reparti del nostro ospedale e permettere ai nostri medici di fare corsi di specializzazione in Italia.?  Finora  il progetto ha cercato essenzialmente di migliorare le condizioni del Cwth di Baghdad  e di costruire una rete stabile di legami tra i due centri ospedalieri. Nelle intenzioni dei fautori del progetto pero? l?obiettivo e? quello di costituire un vero e proprio network estendendo il progetto ad altri reparti dell?ospedale di Baghdad, e ad altre strutture sanitarie irachene, in particolar modo a Bassora, nel sud, e ad Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. (Eleonora Camilli)

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