Festival della Salute – Viareggio: L’importanza della scrittura e della lettura

Leggere e scrivere come terapia contro il dolore

Leggere e scrivere come cura e terapia contro il dolore e non solo come attività di svago e interesse. Ma anche per capire la malattia, per “vederla” da dentro. Farmaci e medicinali non bastano per curare i mali, miti e letteratura devono andare ad ampliare lo spettro degli strumenti per guarire. È quanto emerso sabato 26 settembre in uno dei dibattiti in programma al Festival della Salute di Viareggio.
“La cura avviene almeno per il 50% con le parole – ha affermato Sylvie Menard, oncologa e scrittrice –. Con le parole che il medico dice al paziente, rimuov o ad esempio quelle che possono far male e con quelle che il malato usa per raccontare, capire e superare il proprio dolore”.
“La scrittura e la lettura vanno considerate come cure e terapie contro il dolore e la malattia – ha detto Marco Venturino, anestesista, rianimatore e scrittore –, perché forniscono una distrazione alla sofferenza, permettono di metabolizzarla e quindi trovarle un senso, una giustificazione. La scrittura è una forma strutturata e completa di elaborazione in quanto permette un dialogo con se stessi e anche se non guarisce, cura”.
Scrittura anche come aiuto per le persone in lutto.
“Attraverso la scambio epistolare cerchiamo di portare la persona interessata dal dolore della perdita a rapportarsi col vuoto e l’assenza che ha lasciato il caro che aveva accanto – ha spiegato Nicola Ferrari, portavoce dell’Associazione Maria Bianchi, che fornisce sostegno alle persone in lutto –, così da costruire l’idea che anche chi non c’è più ha ancora molto da dare”.
Il rapporto fra letteratura e medicina si estende anche al campo dell’apprendimento. “Attraverso la lettura di alcuni romanzi è possibile conoscere la malattia, averne nozione da una visione interna, che discosta da quella esterna del medico. Emerge l’aspetto soggettivo del malato, il contesto – ha spiegato Vito Cagli, medico internista e scrittore –. Ne ‘L’idiota’ di Dostoevskij si trova una delle più belle descrizioni di epilessia temporale, che non è presente nemmeno nei trattati di neurologia, così come la spiegazione della peste fatta da Manzoni nei ‘Promessi Sposi’”.

 

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