Finmeccanica e il giallo dello “scova-tumori”

ROMA – Si chiama Tissue resonance interferometer probe ed è un tubo lungo 30 centimetri che permette di scoprire i tumori non appena cominciano a formarsi. Costo dello strumento: 40 mila euro, contro i milioni di euro per acquistare una macchina per la risonanza magnetica o una Tac, mentre il paziente per una visita – convenzionata con il Sistema sanitario nazionale – paga 40 euro. Una piccola ma importante invenzione tutta italiana, che la società costruttrice, Galileo Avionica del gruppo Finmeccanica, ha smesso di produrre quattro anni fa.
Per quale motivo? Nessuno, a cominciare dall’inventore Clarbruno Vedruccio, ha ancora una risposta. Il TrimProb costa molto meno di altri macchinari diagnostici, ha spese di gestione più contenute e non è dannoso per il paziente perché sfrutta le onde elettromagnetiche anziché le radiazioni per individuare le cellule tumorali. Il Ssn lo ha inserito nel repertorio dei dispositivi medici e circa cinquanta centri su tutto il territorio nazionale lo utilizzano abitualmente. “Al policlinico Umberto I viene usato per circa mille visite ogni anno”, spiega il Prof. Costantino Cerulli a Romacapitale.net. Eppure Finmeccanica ha scelto di non produrlo più.
La Galileo Avionica ha cominciato a fabbricare il TrimProb, su licenza di Vedruccio, all’inizio del Duemila. Sul sito internet dell’azienda – che nel frattempo è stata fusa con la britannica Selex Sensors Ltd ed è diventata Selex Galileo spa – si legge ancora il comunicato stampa che elogia la portata scientifica di questo bioscanner: “Galileo Avionica, una società Finmeccanica operante nel campo della difesa, avvalendosi di competenze e tecnologie militari avanzate ha industrializzato una strumentazione diagnostica, portatile e non invasiva, denominata TrimProb, che consentirà di evidenziare in tempo reale e in maniera decisamente precoce diverse patologie, dagli stati infiammatori alle formazioni tumorali”. Un successo intercontinentale: nel giro di pochi anni dal lancio la macchina comincia ad essere usata in Giappone, Brasile, Regno Unito, Francia, Belgio.
Poi nel gennaio 2008 lo stop: viene fermata la produzione e la TrimProbe spa, società creata ad hoc da Galileo Avionica per distribuire il macchinario, viene messa in liquidazione. Da allora l’apparecchio diagnostico esce dal mercato e a Clarbruno Vedruccio, fisico, ingegnere elettronico e capitano di fregata della Marina militare, rimangono solo i costi di mantenimento del brevetto. Che, data la diffusione internazionale del TrimProb, sono altissimi.
Finmeccanica ha detto di aver fermato la produzione perché l’azienda si occupa solo di difesa. Cosa che non spiega, allora, perché il gruppo ha acquistato la licenza da Vedruccio quasi dieci anni fa e perché poi ha costituito una società per la distribuzione dell’apparecchio. La palla ora passa ai ministri della Salute e delle Finanze, chiamati a rispondere a un’interrogazione del senatore Idv Elio Lannutti. E soprattutto a spiegare per quale motivo un’azienda controllata dallo Stato abbia dismesso la produzione di un macchinario dall’efficacia diagnostica sperimentata e quanto questa decisione, dalle logiche ancora poco chiare, sia costata all’erario. (Federica Ionta)

Fonte: romacapitale.net-data: 29.9.11

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