FIRENZE – Adesso guarire si può anche dalle fratture e
dalle patologie ossee più complicate. Un messaggio di ottimismo e di speranza
che due noti specialisti dell’Università, alla vigilia di un importante
convegno scientifico, indirizzano ai pazienti affetti da patologie
traumatiche, degenerative e tumorali. La nuova tecnica, di portata
rivoluzionaria, si chiama Ingegneria Tessutale consiste nell’applicare le
biotecnologie alle procedure medico-chirurgiche. I due specialisti sono il
professor Massimo Innocenti, Ordinario di Ortopedia, e la professoressa Maria
Luisa Brandi, Ordinario di ocrinologia nell’Università di Firenze, che nei
loro reparti del CTO hanno dato vita a una speciale collaborazione tra
applicazione e ricerca, grazie alla quale l’Ateneo Fiorentino è oggi uno dei
centri internazionali di eccellenza per la cura delle fratture e delle
malattie ossee. Per una verifica delle esperienze maturate sul campo e degli
incoraggianti studi sperimentali nasce il Convegno Tessue Engineering in
osteoarticular disorders in programma sabato15 Gennaio al Villa Olmi Resort di
Bagno a Ripoli. Per confrontarsi ai più alti livelli, gli organizzatori hanno
chiamato uno dei “padri” dell’Ingegneria Tessutale, il Professor Philippe
Hernigou, docenteall’Università di Parigi, lo scienziato che per primo ha
trattato le pseudoartrosi, cioè le fratture non guarite, con cellule staminali
autologhe. Si tratta, in sintesi, di un intervento chirurgico mini-invasivo
con elevatissime percentuali di successo e privo di rischi e complicanze. I
protagonisti dell’Ingegneria Tessutale, spiega la Professoressa Brandi, sono
le cellule, in grado di riprodurre tessuti, gli scaffolds, cioè le impalcature
sulle quali esse si organizzano, e i fattori di crescita che stimolano
l’intero processo ricostruttivo; le prospettive di questi studi sono di
straordinaria importanza sul piano scientifico, umano, sociale ed economico.
L’applicazione di queste tecniche, chiarisce il Professor Innocenti, sta
diventando prassi quotidiana in centri specialistici quali il CTO di Firenze:
nella cura delle complicanze delle fratture, negli esiti invalidanti
dell’artrosi dell’anca e del ginocchio, per i quali incrementano i
risultatidella chirurgia protesica anche nelle revisioni, cioè quando si deve
sostituire una protesi, nonché nella cura ricostruttiva dei tumori ossei.
Procedure su tessuti biologicamente più complessi quali legamenti, cartilagine
e tendini, offrono risultati clinici anch’essi di gran lunga migliori rispetto
alle vecchie tecniche.
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