MILANO – Cosi’ come le automobili, anche le apparecchiature per la radioterapia dei tumori hanno una ‘data di scadenza’: dopo molti anni di funzionamento non sono piu’ ‘scattanti’ come quando erano nuove. E allora perche’ non poter rottamare anche questi strumenti di cura? A lanciare un appello al Governo e’ Paolo Muto, presidente dell’Associazione italiana radioterapia oncologica (Airo), a margine del meeting sulle alte tecnologie in radioterapia che si e’ svolto oggi a Milano. ”Il Governo – dice Muto – ci aiuti a trovare una formula perche’ gli ospedali possano fare una sorta di
‘rottamazione’ di una macchina per la radioterapia che ha gia’ 10-12 anni e che e’ in condizioni non piu’ ottimali, o che magari e’ tecnologicamente superata. Questo perche’ una macchina con piu’ di 10 anni ha bisogno di piu’ manutenzione, si puo’ bloccare piu’ spesso, e i tempi del trattamento per un paziente si possono allungare. E se bisogna andare piu’ piano per non sovraccaricare la macchina, si trattano meno pazienti”. Oltre a rallentare le possibilita’ di cura, la mancata ‘rottamazione’ rischia di diventare molto costosa: ”Il costo per una singola manutenzione – dice l’esperto – ammonta a circa
l’8-10[%] del costo della macchina stessa: se lo strumento costa 2 milioni di euro, ogni manutenzione arriva a costare anche 150 mila euro”. E piu’ ‘anziana’ e’ la macchina, piu’ manutenzioni servono. In ogni caso, conclude Muto, anche una macchina ‘anziana’ puo’ fare una radioterapia di qualita’, e viene sempre certificata da un fisico medico con controlli periodici. Delle 277 macchine per la radioterapia distribuite in tutta Italia, pero’, ”ne andrebbero rottamate almeno il 25-30[%]”.
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