ROMA – Governo e Parlamento insieme a sostegno della clownterapia, la ‘terapia del sorriso’ nata a met? degli anni Settanta da un’idea del medico statunitense Hunter ‘Patch’ Adams e applicata in 11 strutture ospedaliere italiane, da Milano a Bologna, a Padova, Firenze, Roma e Napoli con il lavoro di 120 ‘clown-dottori’ stipendiati dagli ospedali e di oltre 3 mila volontari. Mentre il ministro per le Pari opportunit? Mara Carfagna annuncia un finanziamento di 2 milioni di euro per 35 progetti di
clownterapia, il primo di questo tipo nel nostro Paese a carattere governativo, il Parlamento ne discute con due proposte di legge presentate dall’Udc alla Camera e al Senato. Ci crede dunque l’Esecutivo ("Il clown-dottore non fa animazione ma opera un cambiamento terapeutico usando la clowneria, la magia, il gioco comico e poetico") e ci crede anche il Parlamento, come dimostrano le due iniziative di legge presentate dall’Udc al Senato da Dorina Bianchi e alla Camera da Anna Teresa Formisano, per istituire la figura professionale dell”animatore di corsia ospedaliera’. I risultati fin qui ottenuti sembrano confermare la validit? della terapia del sorriso, soprattutto per i ricoverati più piccoli: secondo una ricerca condotta dal New York Presbiterian Hospital, la degenza ospedaliera pu? essere ridotta del 50% e l’uso degli anestetici del 20%. ?Le esperienze maturate, soprattutto all’estero, hanno dimostrato – spiega Bianchi, prima firmataria di una delle due proposte – come il coinvolgimento dei degenti, con il supporto di professionisti appositamente preparati, in attivit? ludiche o culturali, oltre a migliorare la qualit? della vita nel periodo di permanenza in ospedale, agevola il percorso riabilitativo e rende più sereno e stabile il rapporto dei pazienti con il luogo che li ospita e con il personale che li assiste". Da qui l’esigenza di istituire la figura
professionale dell’animatore di corsia, creando, di fatto, nuovi posti di lavoro convertendo in operatori professionisti i 3 mila e più clown-dottori che oggi svolgono attivit? di volontariato nelle strutture ospedaliere e non solo. Il lavoro dei clown-dottori ? rivolto soprattutto ai più piccoli. "La degenza ospedaliera – sottolineava Palazzo Chigi nel bando per l’assegnazione dei contributi ai vari progetti – ? sempre un momento traumatico per il bambino, che affronta un’esperienza di vita in grado di influenzare il suo normale sviluppo. La separazione dai genitori e l’ingresso in un nuovo ambiente possono determinare in lui insicurezza, confusione, disorientamento e diversit? rispetto ai bambini non malati". L’impegno dei clown in camice bianco si allarga anche a settori non strettamente sanitari: dalle case per anziani alle sale colloqui delle carceri; dai centri di accoglienza per minori alle missioni all’estero. Tutti volontari che presto potrebbero trasformare questa loro attivit? in una professione vera e propria. I primi clown-dottori cominciano a girare per gli ospedali newyorkesi all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1986 Michael Christensen, clown professionista, fonda la ‘Clown Care Unit’ per portare il sorriso e la fantasia negli ospedali pediatrici. Sulla base di questo modello, analoghe iniziative si sviluppano in Francia e in Svizzera nei primi anni Novanta. Verso la meta’ degli anni ’90 la clownterapia approda anche in Italia e oggi conta decine di associazioni di volontariato.
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