I medici non chiedono una legge, ma di potenziare le cure palliative

Testamento biologico. Le conclusioni del convegno di Udine. “I medici sono contrari all`eutanasia e a ogni forma di accanimento terapeutico così come sancito dal Codice di deontologia medica” e “ritengono che, qualora il legislatore decidesse di intervenire in materia di dichiarazioni di volont? anticipate di trattamento sanitario, debba preliminarmente essere garantita una efficace rete di tutela dei soggetti più deboli perché inguaribili, terminali, morenti, ancor più se divenuti incapaci”. Non poteva essere più chiaro di così, il documento finale dei Consiglio nazionale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), approvato per acclamazione dopo tre giorni di discussione a Udine sul tema: “Etica di fine vita: percorsi per scelte responsabili”. Non soltanto nel documento non ? rintracciabile nessuna richiesta di una legge sul testamento biologico, ma appare molto evidente la preoccupazione per le forzature che un intervento legislativo potrebbe comportare, in termini d? possibili lesioni del diritto dei soggetti più deboli. Si ribadisce, infine, il valore dell`indipendenza del medico come “l`unica garanzia che le richieste di cura e le scelte di valori dei pazienti siano accolte nel continuo sforzo di aiutare chi soffre e ha il diritto di essere accompagnato con competenza, solidarietà e amore nel momento della morte”.  Sar? molto difficile, dopo questa presa di posizione, che si possa attribuire ai medici italiani la volont? di riempire un presunto vuoto legislativo sulle cosiddette “disposizioni di fine vita”, Gi? nel corso del convegno di apertura di venerdì scorso (vedi il Foglio del 7 luglio), la presentazione dei primi dati di un`indagine promossa dalla Fnomceo su opinioni e pratiche dei medici nelle fasi terminali della vita dei loro pazienti aveva dato alcune indicazioni, riprese nel documento finale che ? stato diffuso ieri e che rappresenta il punto da cui partire per capire l`orientamento dei medici italiani. All`indagine Fnomceo, rivolta a quindicimila medici, hanno risposto per ora soltanto in 2.674, meno del venti per cento sul totale degli interpellati, e anche questo scarso interesse al pronunciamento (oltretutto effettuato in forma anonima) la dice lunga sulla diffidenza verso forme contrattualistiche di accordo tra medico e paziente da parte di chi quotidianamente si confronta con la malattia, la sofferenza e la morte. Nel documento del consiglio nazionale della Fnomceo si ribadisce ora, “sul piano della prassi clinica, il rispetto dei valori fondanti il nuovo Codice deontologico” e si assicurano “i cittadini che la professione medica mantiene e vuole riaffermare quel ruolo di garanzia, di solidarietà e di rispetto dei valori umani che, nei secoli, ne ha costituito il segno di appartenenza”. Oltre al no esplicito all`eutanasia e alla richiesta di tutela per i soggetti deboli, il documento chiede inoltre di “definire il profilo del miglior esercizio del principio di autodeterminazione, a nostro giudizio compiutamente esigibile e praticabile all`interno di un`alleanza terapeutica fondata sulla reciproca fiducia, informazione, consenso, scambio e rispetto dei reciproci valori etici e civili e delle rispettive libert?”. Per realizzare queste premesse “? necessaria una maggior consapevolezza della necessit? di interventi globali nell`assistenza al morente, per la quale i medici, gi? impegnati per una formazione più adeguata, chiedono alla societ? più risorse dedicate, che il tempo di ascolto non sia coartato da inutili incombenze burocratiche e che si prosegua nell`opera formativa e informativa, anche con il potenziamento della ricerca scientifica sui temi di fine vita e delle cure palliative”. Sulla necessit? di potenziare le cure palliative, la stessa indagine Fnomceo aveva indicato la più alta percentuale di consenso da parte dei medici interpellati. Il 68 per cento di loro, infatti, ritiene che “una sufficiente disponibilit? di cure palliative di alta qualit? previene quasi tutte le richieste di eutanasia e di suicidio assistito”. Proprio sul tema delle cure palliative, c`? una novit? per quanto riguarda l`assistenza dei bambini inguaribili. Lo scorso 27 giugno, la Conferenza stato-regioni ha approvato un accordo tra il ministero della Salute, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, nel quale si pongono le basi per costruire una rete che garantisca case dedicate, assistenza domiciliare e qualit? omogenea delle cure su tutto il territorio nazionale. Sono undicimila, in Italia, i bambini e i ragazzi tra zero e diciassette anni colpiti da malattie inguaribili, e circa milleduecento di loro muoiono ogni anno. I piccoli malati trascorrono lunghi periodi in reparti d`ospedale, spesso fino alla morte, anche quando potrebbe essere possibile curarli in casa, mentre le famiglie che decidono di affrontare in casa la malattia e la morte di un figlio piccolo sono quasi sempre abbandonate a se stesse, gravate di pesanti oneri assistenziali, economici e organizzativi.  Di cure palliative per i bambini inguaribili, di assistenza domiciliare adeguata e di sostegno nel tempo alle famiglie, si occupa da anni la Fondazione Maruzza Lefebvre D`Ovidio (www.maruzza.org), che ha avviato da tempo con il ministero della Salute un programma per promuovere le condizioni migliori di assistenza per i piccoli malati. Questo significa che l`ospedale dovrebbe essere il luogo per la cura delle fasi acute, ma che i bambini dovrebbero normalmente essere assistiti in hospice specializzati, con personale addestrato alle cure palliative pediatriche o, meglio ancora, a casa propria, con adeguati supporti per la famiglia. L?accordo del 27 giugno ? un primo successo, se non altro in termini di presa d`atto del problema da parte delle Regioni, dopo che una commissione istituita ad hoc dal ministro Livia Turco aveva raccolto in un documento conoscitivo una serie di dati sulla situazione italiana, in vista dell`inserimento delle cure palliative per i minori nei cosiddetti “livelli essenziali” di assistenza. Si spera ora che alle promesse seguano sostanziosi fatti.

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