Jake La Furia con i teenager nella lotta contro il cancro

Il rapper nella campagna di sensibilizzazione voluta dalla Fiagop per informare i giovanissimi sulla diagnosi precoce delle malattie oncologiche

di Marta Ghezzi

La parola, nel video, è pronunciata solo alla fine. Perché davvero stona. Cancro e adolescenza dovrebbero rimane pianeti lontani che non si toccano. E invece ottocento teen fra i 15 e i 19 anni si ammalano ogni anno. «C’è chi è prossimo pallone d’oro e chi passa la vita in panchina, non c’è un perché. Un giorno ti innamori di una e lei non sa nemmeno che esisti, non c’è un perché», dice Jake La Furia dei Club Dogo. Dal palco si vede Milano, il nuovo skyline. Con voce pacata il rapper prosegue, «e non c’è un perché se uno si ammala di cancro mentre va alle superiori», e conclude, «ma c’è un perché se c’è chi guarisce». «Non c’è un perché» è la campagna di sensibilizzazione voluta dalla Fiagop, Federazione Italiana delle Associazioni di Genitori di Oncoematologia Pediatrica, che raggruppa trenta associazioni sparse in tutto il paese. Madri e padri che hanno affrontato, in prima persona, la battaglia dei figli con la malattia. Che conoscono il valore di una diagnosi precoce. «Può salvare la vita», dice Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto Tumori di Milano. «La letteratura scientifica ci dice che i ragazzi arrivano molto più tardi dei bambini alla diagnosi: 140 giorni dal primo sospetto, contro i 40 dei più piccoli». Gioca l’età: sono vulnerabili ma si sentono invincibili, molto concentrati su certi segnali del corpo ma meno su altri. Ma non solo. «Manca una rete territoriale, e non solo in Italia: dalla prima visita all’arrivo al centro oncologico il percorso non è lineare e immediato», spiega lo specialista. Il video con Jake La Furia, che da Facebook ha fatto sapere di aver collaborato «con enorme piacere», è per i giovani. Il messaggio è per tutti: genitori, medici di base, sistema sanitario, opinione pubblica. La federazione ha potuto contare, per la campagna, su un’alleanza forte, i medici di Aieop, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica. Insieme hanno dato vita anche al progetto Siamo (www.progettosiamo.it), rivolto agli adolescenti malati di tumore, ma con una sezione sulla diagnosi precoce che fornisce consigli chiari e non ansiogeni. Siamo ha anche un’altra meta. Molto ambiziosa: la riorganizzazione delle strutture oncologiche. «Oggi i ragazzi sono palleggiati fra i reparti pediatrici e le divisioni per gli adulti. La nostra sfida è che i centri diventino presto a misura di teen», rivela il presidente Fiagop Angelo Ricci.] La parola, nel video, è pronunciata solo alla fine. Perché davvero stona. Cancro e adolescenza dovrebbero rimane pianeti lontani che non si toccano. E invece ottocento teen fra i 15 e i 19 anni si ammalano ogni anno. «C’è chi è prossimo pallone d’oro e chi passa la vita in panchina, non c’è un perché. Un giorno ti innamori di una e lei non sa nemmeno che esisti, non c’è un perché», dice Jake La Furia dei Club Dogo. Dal palco si vede Milano, il nuovo skyline. Con voce pacata il rapper prosegue, «e non c’è un perché se uno si ammala di cancro mentre va alle superiori», e conclude, «ma c’è un perché se c’è chi guarisce».

«Non c’è un perché» è la campagna di sensibilizzazione voluta dalla Fiagop, Federazione Italiana delle Associazioni di Genitori di Oncoematologia Pediatrica, che raggruppa trenta associazioni sparse in tutto il paese. Madri e padri che hanno affrontato, in prima persona, la battaglia dei figli con la malattia. Che conoscono il valore di una diagnosi precoce. «Può salvare la vita», dice Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto Tumori di Milano. «La letteratura scientifica ci dice che i ragazzi arrivano molto più tardi dei bambini alla diagnosi: 140 giorni dal primo sospetto, contro i 40 dei più piccoli». Gioca l’età: sono vulnerabili ma si sentono invincibili, molto concentrati su certi segnali del corpo ma meno su altri. Ma non solo. «Manca una rete territoriale, e non solo in Italia: dalla prima visita all’arrivo al centro oncologico il percorso non è lineare e immediato», spiega lo specialista.

Il video con Jake La Furia, che da Facebook ha fatto sapere di aver collaborato «con enorme piacere», è per i giovani. Il messaggio è per tutti: genitori, medici di base, sistema sanitario, opinione pubblica. La federazione ha potuto contare, per la campagna, su un’alleanza forte, i medici di Aieop, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica. Insieme hanno dato vita anche al progetto Siamo (www.progettosiamo.it), rivolto agli adolescenti malati di tumore, ma con una sezione sulla diagnosi precoce che fornisce consigli chiari e non ansiogeni. Siamo ha anche un’altra meta. Molto ambiziosa: la riorganizzazione delle strutture oncologiche. «Oggi i ragazzi sono palleggiati fra i reparti pediatrici e le divisioni per gli adulti. La nostra sfida è che i centri diventino presto a misura di teen», rivela il presidente Fiagop Angelo Ricci.

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