La centrale come vicino di casa pericolo leucemia per i bambini

Se si pensa alla pericolosit? degli impianti nucleari, viene in mente il 26 aprile 1986 quando l’ esplosione di uno dei quattro reattori della centrale di Chernobyl contamin? l’ emisfero nord del pianeta, causando migliaia di morti e inquinando in modo duraturo l’ ambiente in cui vivono circa tre miliardi di persone. Ma ? dalla fine degli anni Ottanta che si ? dimostrata un’ aumentata incidenza di cancro, di leucemia infantile in particolare, nelle vicinanze degli impianti nucleari inglesi, in assenza di incidenti. La risposta delle autorit? inglesi fu davvero singolaree suonava così: ?Poich? la quantit? di radiazioni rilasciate da impianti normalmente funzionanti ? troppo bassa per indurre leucemie, non sappiamo quale sia la causa del loro aumento?. Una conclusione sbilenca sul piano logico, che da un lato avrebbe dovuto rassicurare la gente, ma che dall’ altro ha lasciato aperta la strada alla ricerca di ulteriori conferme, puntualmente arrivate. Lo studio più rilevante al riguardo ? del 2008, dell’ Ente governativo tedesco per il controllo radioattivo, il Bundesamt f?r Strahlenschutz (Bfs): ha esaminato tutti e sedici gli impianti nucleari della Germania, analizzando in particolare l’ incidenza dei tumori tra i bambini. Lo studio conferma la correlazione diretta tra rischio di essere colpiti da leucemia in bambini piccoli (meno di cinque anni) e vicinanza della casa agli impianti. Come mostra la tabella, i bambini che vivono entro cinque chilometri dai reattori hanno un incremento del 76% del rischio di contrarre una leucemia rispetto ai coetanei che vivono a più di cinquanta km. Meta-analisi recenti hanno confermato questa associazione tra vicinanza agli impianti nucleari e rischio di tumori infantili, leucemia in particolare. Come interpretare questi dati? Rispetto alla logica inglese, quella tedesca appare più rispettosa del buon senso: i ricercatori dell’ universit? di Magonza autori dello studio, infatti, non concludono come g l i i n g l e s i – ?escludiamo che l’ aumento delle leucemie derivi dal nucleare? – si limitano a scrivere che non conoscono le cause di questo aumento. E qui torniamo al punto centrale: con quali meccanismi una centrale, in normale funzionamento, pu? causare un aumento delle leucemie infantili? Recentemente, in un commento sulla autorevole rivista Environmental Health, ? stata avanzata l’ ipotesi che i radionuclidi (trizio, C14, gas nobili radioattivi come kripton, argon, xeno) liberati con il vapor acqueo dagli impianti, vengano incorporati nel suoloe nei vegetali e che quindi si ritrovino nella catena alimentare. Le donne gravide esposte a queste sostanze radioattive le trasmetterebbero ai feti con un conseguente imprinting cellulare che indurrebbe tumori nelle prime fasi della vita. In effetti, studi canadesi dimostrano che la concentrazione di trizio in frutta, verdura, carne, latte e uova ? tanto più alta quanto più si ? vicini all’ impianto nucleare. Pare quindi ovvio che il governo italiano non possa cavarsela distribuendo soldi alle popolazioni che vivono nelle vicinanze dei previsti nuovi impianti nucleari. Prima di procedere, il governo dovr? sciogliere, tra gli altri, anche questo nodo del rischio per la salute di impianti normalmente funzionanti. Presidente onorario Societ? italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia – FRANCESCO BOTTACCIOLI
 

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