Leucemia: al Meyer porte aperte per trial farmaci ‘intelligenti’

FIRENZE – Nello studio delle malattie e dei tumori rari la forza viene dai network internazionali. Lo conferma lo studio internazionale appena pubblicato sul ‘Journal of Clinical Oncology’, coordinato da Maurizio Arico’, direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Per la prima volta la leucemia linfoblastica acuta ‘Philadelphia Positiva’, una forma rarissima in eta’ pediatrica di cui si osservano appena 10 casi all’anno in Italia, e’ stata studiata su un campione di oltre 600 soggetti provenienti da tutto il mondo “mentre in passato al massimo gli studi si concentravano su 10 o 20 casi”, ha spiegato Arico’ intervistato da www.osservatoriomalattierare.it. Gli esiti dello studio sono molto importanti perche’ indicano la strada migliore per innalzare la sopravvivenza dei malati, confermano la indicazione al trapianto di midollo da donatori identificati dal registro internazionale e anche perche’, particolare non di poco conto, confermano che i trial clinici attualmente in atto nella rete pediatrica oncoematologica italiana, cui gia’ partecipano i pazienti del Meyer, stanno andando nella direzione giusta lavorando su un ‘farmaco intelligente’, l’inibitore della tirosina chinasi Imatinib, da aggiungere alla chemioterapia. E per l’accesso alla sperimentazione le porte del Meyer sono aperte per tutti. “Il nostro ospedale – ha tenuto a precisare Arico’ – iscrive praticamente tutti i suoi pazienti ai piu’ importanti trial internazionali, se c’e’ un malato di leucemia linfoblastica acuta Philadeplhia Positiva che attualmente non e’ in cura da noi e vuol parteciparvi puo’ farlo senza spesa: noi siamo una struttura assolutamente pubblica, e puo’ venire anche domani mattina”. La ricerca, che segue la prima compiuta dallo stesso network 10 anni fa e che porto’ ad aumentare considerevolmente le conoscenze sulla malattia, si e’ resa necessaria, ha spiegato Arico’ “perche’ volevamo capire che cosa fosse cambiato dopo 10 anni nei trattamenti oncologici e abbiamo visto che effettivamente i progressi ci sono stati, anche se non siamo ancora del tutto soddisfatti. L’aspettativa di sopravvivenza ad esempio, ha argomentato l’esperto, “si e’ alzata molto ma non tanto da raggiungere l’obiettivo che ci poniamo, che e’ quello di parificarla ai tipi piu’ comuni di leucemia, intorno all’80 per cento”. Attualmente la terapia di questa malattia prevede che oltre alla chemioterapia, anche nei casi che rispondono bene, e’ comunque opportuno aggiungere il trapianto di midollo: anche su questo fronte le novita’ sono positive. “Lo studio dimostra che nell’ultimo decennio una cosa importante e’ cambiata: oggi per ricevere il midollo non e’ necessario avere un familiare compatibile e la strada non e’ quella di passare per estenuanti ricerche tra i parenti. Le banche di midollo collegate a livello internazionale funzionano benissimo, hanno una varieta’ di campioni altissima e la rarita’ e’ non trovare un donatore compatibile. E questo e’ fondamentale visto che col nostro studio abbiamo dimostrato che ricevere midollo da una Banca assicura ormai le stesse possibilita’ di sopravvivenza: e questo e’ certamente un merito che va dato alla rete internazionale dei registri di donatori volontari”. Insomma tanto per la ricerca quanto per la donazioni di materiale biologico la chiave vincente e’ l’internazionalita’. “Quando si parla di malattie rare –ha concluso Arico’- non si puo’ prescindere da un’ottica ampia che vada al di la’ del singolo centro e della singola nazione; per fare ricerca e’ necessario raccogliere dati su quanti piu’ casi possibili”.

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