ROMA – Si chiama leucemia promielocitica la forma più fulminante e pericolosa di tumori del sangue; un flagello che per? ? oggi guaribile nell’ 80% dei casi. Merito dell’uso mirato dei farmaci che fanno "risavire" le cellule cattive invece di eliminarle; una strada che se applicata ad altre patologie potrebbe farci sognare un futuro senza radio e chemioterapie. Se ne parler? a Roma dal 24 al 26 settembre al Quinto Congresso Internazionale sulla Leucemia Acuta Promielocitica, all’ Hotel Parco dei Principi. il simposio ? organizzato e presieduto dai professori Francesco Lo-Coco (Universit? Tor Vergata, Roma) e Miguel A. Sanz (Universit? di Valencia, Spagna) e vedr? la partecipazione di oltre 400 delegati e dei massimi esperti della materia a livello internazionale provenienti da USA, Cina, Giappone, Europa, ed Australia. La leucemia promielocitica ? un tipo di leucemia acuta che pu? colpire pazienti di tutte le et?, con più elevata incidenza nella popolazione adulta giovanile (20-40 anni). La malattia viene per lo più diagnosticata dopo appena pochissimi giorni dalla improvvisa comparsa di una sintomatologia prevalentemente emorragica (sanguinamenti cutanei o delle mucose interne, es. gengive). Il decorso della malattia ? assai aggressivo: se non diagnosticata rapidamente e trattata con le terapie adeguate in centri di alta specializzazione, questa leucemia ? invariabilmente fatale in poche ore o giorni, soprattutto a causa del rischio di gravissime emorragie interne. Nel corso degli ultimi 20 anni si sono ottenuti progressi straordinari nella ricerca biologica e nella prognosi della malattia. La proporzione dei pazienti guariti grazie alle moderne terapie ? passata dal 20% al 80% e oggi la leucemia promielocitica ? considerata la forma di leucemia acuta più frequentemente guaribile nell’adulto. Questo successo ? il risultato, da un lato, di ricerche biologiche che hanno consentito di identificare la proteina alterata che costituisce il bersaglio della terapia e che rappresenta al tempo stesso un marcatore ideale per una diagnosi rapida e per monitorare la risposta alla terapia. Dall’altro lato, ? merito dell’introduzione di farmaci che consentono di aggredire la malattia in modo mirato, con maggiore efficacia e minore tossicit?. Questi farmaci agiscono attraverso un meccanismo differenziativo, ossia permettono di far maturare le cellule leucemiche fino alla loro naturale estinzione. In buona sostanza, si tratta di far "rinsavire" le cellule cattive, cio? di rieducarle piuttosto che ucciderle. La combinazione di questi farmaci con chemioterapici tradizionali ha consentito fino ad oggi di ottenere l’alto numero di guarigioni sopra riportato, riducendo sensibilmente il dosaggio dei chemioterapici. La sfida per il futuro, che si sta gi? attualmente sperimentando anche in Italia ed i cui dati preliminari verranno presentati al
Congresso, ? quella di eliminare del tutto la chemioterapia in questa leucemia e soprattutto, di poter estendere questo tipo di approccio ad altre leucemie ed ai tumori solidi. Di fatto, la leucemia promielocitica viene oggi considerata in ambito biomedico come uno dei più straordinari paradigmi del ruolo della ricerca di laboratorio per la identificazione bersagli più specifici ed il disegno di terapie mirate contro la cellula tumorale.
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