Microscopio laser toglie dubbi su melanoma

MILANO – Troppi nei sospetti vengono asportati chirurgicamente e poi si rivelano benigni: dai 20 ai 30 per ogni autentico melanoma maligno. Lo ha reso noto un
esperto come il professor Giovanni Pellacani (Universita’ di Modena) illustrando oggi a Milano il funzionamento di un nuovo apparecchio laser in grado di smascherare il melanoma, evitando asportazioni inutili. Si chiama microscopio laser confocale ed e’ capace di ingrandire di 700 volte la lesione cutanea sospetta, fornendo in tempo reale immagini delle cellule cutanee con una risoluzione simile a quella dell’esame istologico. ”A occhio nudo – spiega Pellacani – un buon dermatologo e’ in grado di riconoscere un melanoma con un’accuratezza del 60%. A questa diagnosi l’utilizzo del dermoscopio, strumento introdotto negli ultimi anni, conferisce una sensibilita’ in piu’ pari al 15-30%, portando l’accuratezza totale della diagnosi al 90%. Quel 10% che manca, rappresenta una marea di casi dubbi, borderline, che inducono spesso il dermatologo a non rischiare e a consigliare l’asportazione”. Il microscopio laser confocale entra in campo in questa fascia di casi, come seconda opzione dopo la dermoscopia, in caso di dubbio ulteriore: portando l’accuratezza della diagnosi al 98%. Uno studio australiano, pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology (Jaad) dimostra che il nuovo strumento riduce la forbice ’30 asportazioni per 1 melanoma’ a sole ‘4 asportazioni per 1 melanoma’. Finora questo strumento e’ stato utilizzato prevalentemente in via sperimentale. Solo negli ultimi mesi si e’ diffuso in clinica. In particolare ne esistono otto esemplari in Italia: Oltre a quello dell’ universita’ di Modena, tre a Roma (due al San Gallicano, uno all’Universita’ di Tor Vergata), ad Ancona (Inrca), Forli’ (IRST), Universita’ di Brescia e Istituto Iclid di Milano. Una collaborazione tra l’Universita’ di Modena e l’Iclid ”permettera’ l’utilizzo del microscopio nella pratica clinica quotidiana – afferma Pier Luca Bencini, titolare di Iclid – per condurre il primo studio scientifico sul territorio, della durata di quattro anni, arruolando tutti i pazienti che accederanno alla struttura dopo una dermoscopia conclusa con un dubbio diagnostico”.

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