Pediatria, multe alle mamme

PAVIA. Martina ha 6 anni. E ha la leucemia. Da lunedì a venerdì, quando fa la chemioterapia, deve raggiungere l’ambulatorio di Oncoematologia pediatrica del San Matteo. Ma il cortisone le indebolisce i muscoli, cammina e inciampa. La mamma la accompagna in auto il più vicino possibile. Ieri mattina sul parabrezza dell’auto ha trovato una multa, 40 euro. E come lei molti altri genitori di bambini che frequentano la clinica pediatrica. Auto in divieto di sosta. In un piazzale, quello sopraelevato alle spalle della clinica, sacrificato ormai da anni dal cantiere del Dea. Stretto e disordinato. Utilizzato non solo dall’utenza della pediatria ma da chiunque entra in auto in ospedale a caccia di parcheggio.

Ieri la pioggia di contravvenzioni. Sulla scritta “ambulanze” di un giallo ormai sbiadito l’utilitaria ha messo solo una ruota. «Certo, era in divieto – dice una mamma in affanno -. Ma non intralciava il passaggio. Mia figlia non ce la fa ad affrontare la salita a piedi. E qui non c’è un posto a pagarlo a peso d’oro». Una trentina di posti auto, nel piazzale sottostante, sono stati cancellati. Sui rettangoli bianchi in cui sostavano le auto oggi sono piazzati otto cassonetti verdi e un grande container azzurro. E’ l’isola ecologica di recente creazione. Proprio sotto le finestre della Pediatria. «Quelli sono tutti spazi persi per la sosta – dice un genitore -. I pazienti di questa clinica, anche quelli che accedono al Pronto soccorso pediatrico e agli ambulatori al pian terreno, sono bambini. E non possiamo scaricarli davanti all’ingresso e portare l’auto fuori dalle mura dell’ospedale come si farebbe con un adulto. Dove li lasciamo? Con chi stanno nel frattempo?». Marco è più grande, ha 15 anni ma ha un equilibrio precario. «Non può andare a piedi in ambulatorio – dice il padre -. Nessuno di noi vuole approfittare dela situazione. Ma è una questione etica. Oggi pomeriggio torniamo a Pesaro e non ho il tempo di andare a contestare la multa, quindi mi toccherà pagare la multa ma lo trovo ingiusto».

Sono ogni giorno 25-30 i bambini in day hospital oncoematologico. Ci arrivano passando dal corridoio delimitato da una palizzata in legno che separa la clinica dal cantiere. «Mia figlia ha 10 anni – dice una mamma accarezzando la bambina che abbozza un sorriso dietro la mascherina – Oggi aveva il prelievo del midollo. Abbiamo lasciato l’auto sulla salita per un quarto d’ora. Quando sono uscita per spostarla aveva già il cedolino sotto il tergicristallo». Anche altri hanno pagato. «Sono in cassaintegrazione, ho tre figli, uno in cura qui e vengo dal Sud – dice un padre – Figuriamoci se ho la testa per pensare alla multa, con tutti i problemi che mi assillano. Anche se 40 euro per me sono tanti. Forse non è chiaro che non veniamo qui a fare shopping ma a curare i nostri figli».

 

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