COSENZA – La Sanità calabrese, che rappresenta in primo capitolo di spesa del bilancio regionale, tra eccellenze, disagi e problematiche varie, fa parlare di sè quasi quotidianamente. Un mondo immenso e delicato che riguarda tutti i cittadini e che forse andrebbe organizzato con maggiore efficienza e rigore. Oggi si registra l’ennesimo appello/denuncia in uno dei settori più delicati dell’intero comparto sanitario. Un esposto inviato ai vertici provinciali e regionali della Sanità per mancanza di spazi adeguati, carenza di personale medico e paramedico presso l’unità di Pediatria Oncologica dell’ospedale civile dell’Annunziata. I familiari dei bambini affetti dal vero “male del secolo” hanno deciso di denunciare una serie di incresciose situazioni con le quali sono costretti a fare i conti quotidianamente.
«Spinti da un’insoddisfazione comune ci vediamo costretti – si legge nell’accorata missiva – a richiamare la vostra attenzione su ciò che si verifica ormai da troppo tempo presso il reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. Siamo un nutrito gruppo di genitori e parenti di piccoli pazienti affetti da patologie oncologiche che settimanalmente si recano presso il suddetto reparto per le previste cure chemioterapiche e per le visite specialistiche. Purtroppo, oltre a lottare e resistere contro un male che debilita oltre il fisico anche la mente, sia dei pazienti che dei loro cari, ci ritroviamo a dover lottare contro un sistema che sembra non volersi rendere conto di quelle che sono le quotidiane difficoltà di chi, come noi, nella vita ha avuto la sfortuna di imbattersi contro questo “male”.
«Potremmo elencare una serie di punti ma ci soffermiamo solo su alcuni aspetti. È irragionevole dover restare in un corridoio che anziché appartenere ad un reparto di oncologia pediatrica sembra una comune sala d’attesa dove i ragazzi, a momenti, non hanno nemmeno le sedie dove sedersi per aspettare pazientemente il loro turno. Ore ed ore di attesa per sentirsi dire: troppa gente in reparto. La domanda è la seguente: chi accompagna i nostri figli? Chi resta con loro? Necessiterebbe uno spazio adeguato dove poter accogliere i nostri ragazzi in tutta serenità nel rispetto pieno di quelli che sono i loro diritti. La scuola, lo svago, l’accoglienza, le terapie, non possono essere svolti e concentrati in uno spazio che si e no è di appena circa 30 metri per 2». I familiari sono scioccati da queste situazioni al limite dell’assurdo e per loro, giustamente, le scuse stanno a zero. «Nell’ambito di grandi difficoltà oggettive per mancanza di spazi adeguati, ristrettezza di personale medico e paramedico, etc. è opportuno evidenziare il grande valore professionale del personale medico e paramedico, in particolare quello del primario dott. Domenico Sperlì, che con grande senso di responsabilità ed abnegazione si dedica alla cura dei giovani pazienti. Nonostante il massimo impegno e la loro indiscussa disponibilità, diventa quasi impossibile anche per il personale sanitario gestire tanti casi contemporaneamente, per cui, in maniera del tutto inevitabile, si verificano situazioni che provocano disagi sia ai giovani pazienti che ai loro genitori, tutti già duramente provati dalla malattia e dalla sofferenza». Un appello che deve essere raccolto in qualche modo dai vertici della Sanità calabrese. (Vincenzo Brunelli)
Fonte: gazzettadelsud.it/
Data: 16.7