Ricerca CENSIS sui tumori

ROMA – ”La ricerca Censis sui tumori, presentata oggi, fotografa un’Italia spaccata in due, anche sotto il profilo dell’assistenza oncologica e sanitaria”. Lo sostiene Ignazio Marino, presidente della commissione Sanita’ del Senato, commentando i dati diffusi oggi dall’Istituto di ricerca.
”Al timore e alla paura che accompagnano la diagnosi di un cancro – continua Marino – i cittadini del Mezzogiorno aggiungono una sostanziale sfiducia nei confronti delle strutture sanitarie. Individuare uno specialista e una struttura per le cure costituiscono un problema solo per il 24,4[%] dei pazienti al Nord ma per il 60[%] dei pazienti al Sud e nelle isole”.
”Decisamente, occorre invertire la rotta – conclude Marino – Ora possiamo contare sui maggiori stanziamenti, accantonati con l’ultima Finanziaria. Si tratta di 3 miliardi di euro per l’ammodernamento di strutture ospedaliere e tecnologie. E’ un’opportunita’ per colmare, almeno in parte, le disparita’ attuali.  Purtroppo, in alcune regioni il livello degli ospedali e dell’offerta sanitaria e’ tale da giustificare, io credo, anche il ricorso all’esercizio dei poteri sostitutivo da parte dello Stato previsti dalla Costituzione”.
I tumori sono la malattia che piu’ spaventa gli italiani, anche se la grande maggioranza della popolazione e’ convinta che da questa patologia si possa guarire nonostante le criticita’ del Sistema sanitario nazionale. Questi in sintesi i risultati del rapporto annuale realizzato dal Censis per conto del Forum della ricerca biomedica, che quest’anno e’ stato focalizzato sulle patologie tumorali e sull’immagine che di queste hanno gli italiani. Il rapporto e’ stato realizzato con un sondaggio e tramite alcuni ‘focus group’ che hanno coinvolto i malati per individuare i principali problemi nel loro rapporto con gli ospedali, ed e’ stato presentato oggi al Ministero della Salute.
”Dall’indagine sono emersi 3 effetti provocati dalla diagnosi di tumore – ha spiegato Giuseppe De Rita, Segretario generale del Censis – la paura, la consapevolezza che la malattia lo accompagnera’ per tutta la vita e soprattutto la
solitudine”.
”Quest’ultimo aspetto – ha sottolineato De Rita –  e’ diretta responsabilita’ dell”ingegnerizzazione’ delle cure. Oggi un malato vede specialisti diversi, che spesso dicono cose in contraddizione l’uno con l’altro, e non ha nessuna figura di
riferimento che lo guidi nelle varie fasi della malattia”.
La necessita’ di un maggiore supporto e’ emersa anche dagli interventi seguiti alla presentazione, come quello di Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione delle associazioni dei malati di tumore, che ha posto l’attenzione sul problema di chi sopravvive alla malattia ”ma che e’ abbandonato poi a se’ stesso”, o quello di Ignazio Marino, presidente della commissione Sanita’ del Senato, secondo cui e’ necessario investire di piu’ responsabilita’ i medici di famiglia. Il presidente di Farmindustria Sergio Dompe’ invece ha messo l’accento sui progressi della farmacologia nel campo della lotta ai tumori, ricordando che ”in questo momento in tutto il mondo ci sono 650 farmaci antitumorali in sperimentazione, di cui 24 nati in Italia”. 
L’esigenza di una maggiore assistenza e’ stata confermata dai malati che hanno partecipato ai focus group: i principali problemi emersi sono in fase di diagnosi una comunicazione troppo ‘fredda’ e scarsa, mentre durante la terapia l’eccessiva rotazione dei medici nei cicli di cura e le indicazioni spesso discordanti. Per quanto riguarda invece la fase post-terapeutica, i malati di tumore lamentano soprattutto l’assenza di una rete adeguata per le cure domiciliari e di una figura territoriale di riferimento, ruolo per cui il medico di famiglia risulta inadeguato.
I risultati del sondaggio sulla rappresentazione sociale dei tumori hanno fatto emergere invece indicazioni contrastanti. Se da una parte per il 67[%] degli intervistati il tumore e’ la malattia che fa piu’ paura, tre italiani su quattro (74,8[%]) sono convinti che da questa patologia si possa guarire, anche se per il 67,9[%] di questi anche una volta sconfitto il tumore condiziona il resto della vita del paziente.
Gli aspetti piu’ problematici del rapporto con i servizi sanitari vedono al primo posto nel sondaggio, che ha coinvolto 1000 persone di cui piu’ della meta’ con esperienza diretta o indiretta di malattie tumorali, la scelta dell’oncologo e della struttura (39,4[%]), seguito dalle capacita’ professionali degli operatori (33,1[%]) e la qualita’ degli ospedali (32,1[%]).
Le percentuali variano molto secondo l’area geografica: al Sud la scelta dell’oncologo e’ infatti il primo problema per il 60[%] degli intervistati, mentre al Nord scende al 30[%].

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