ROMA – Le aziende sanitarie e ospedaliere italiane prestano ancora troppo poca attenzione alle terapie oncologiche innovative. Nel 2006, infatti, solo il 40[%] delle Asl o degli ospedali ha destinato alle nuove cure i risparmi ottenuti con misure di contenimento della spesa. Lo rivela un’indagine sui ‘Modelli Gestionali’, condotta dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in collaborazione con Roche su 42 fra Asl e aziende ospedaliere della penisola. I risultati sono stati presentati questa mattina in un convegno alle porte di Roma, organizzato con il patrocinio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso).
Il 30[%] degli ospedali oggetto della ricerca segnala che le Regioni non hanno ancora adottato provvedimenti per agevolare l’accesso alle migliori terapie. Non solo. Nelle aziende sanitarie dove questo e’ stato fatto, gli esiti non sono soddisfacenti. Il 53[%] dei direttori delle oncologie mediche, infatti, li giudica non ancora ottimali. Migliori, invece, i dati su ‘clinical governance’, razionalizzazione delle risorse e appropriatezza organizzativa. Negli ultimi due anni i provvedimenti sono stati adottati dal 70[%] delle aziende ospedaliere. E se queste strategie sono state impiegate con l’obiettivo di recuperare risorse nelle unita’ operative, solo nel 44,5[%] dei casi, pero’, e’ stato possibile destinarle alle terapie innovative.Per migliorare l’accesso dei pazienti ai nuovi farmaci, particolarmente costosi, il 50[%] dei responsabili di aziende ospedaliere e/o unita’ di oncologia medica, propone lo scorporo del costo del medicinale dai Drg, i rimborsi a prestazione ottenuti dall’azienda sanitara. Per il 35[%], invece, il problema puo’ risolversi solo stanziando piu’ risorse per l’oncologia.
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