TORINO – Un farmaco a bersaglio molecolare si ? dimostrato per la prima volta efficace nel curare osteosarcomi resistenti alla chemioterapia. La scoperta ? descritta in uno studio condotto da una giovane ricercatrice dell’Istituto di Candiolo, Ymera Pignochino, il cui lavoro ? stato giudicato la miglior pubblicazione di ricerca traslazionale del biennio 2008-2009, nell’ambito della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’ Aosta. Il lavoro sar? presentato nel corso di un convegno che si svolger? il 12 maggio all’ospedale Molinette di Torino. E’ un nuovo successo dell’attivit? di ricerca del Centro di Candiolo, che ora sta portando a termine la sperimentazione su 35 pazienti in collaborazione fra gli altri con il Gruppo Italiano Sarcomi, gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna, l’Istituto Nazionale Tumori di Milano. Questa fase sperimentale sul malato ? coordinata da Giovanni Grignani che fa parte del Dipartimento Oncologico diretto da Massimo Aglietta. Il farmaco in questione ? il Sorafenib che gi? si usava nella cura dei tumori al rene e negli epatocarcinomi. L’ osteosarcoma ? un cancro abbastanza raro, che conta qualche centinaio di casi all’anno in Italia, ma particolarmente grave perché colpisce bambini e adolescenti. Del tipo resistente alla chemioterapia ? affetto il 20% dei malati, per i quali non c’? finora alcuna cura. Lo studio della Pignochino ha mosso i primi passi a fine 2007 ed ? durato due anni. "Prima abbiamo esaminato le biopsie effettuate sulle masse tumorali dei pazienti, al fine di identificare potenziali bersagli per lo sviluppo di nuove terapie – spiega la ricercatrice in una nota – poi siamo passati ai modelli cellulari di laboratorio per testare l’efficacia di diversi farmaci diretti contro
questi bersagli e infine abbiamo dimostrato l’efficacia preclinica del farmaco Sorafenib su modelli sperimentali". Il trattamento con il Sorafenib "ha bloccato le metastasi e ha ridotto notevolmente la massa tumorale". "Non ? stato un lavoro scientifico fine a se stesso – sottolinea Aglietta – anzi rientra nei fini e nei compiti di un Istituto come Candiolo per vari motivi: siamo uno dei Centri di riferimento nazionale per lo studio dei sarcomi, ci siamo occupati di una patologia trascurata dal mercato farmaceutico perché rara e abbiamo trasferito lo studio al letto del malato. Siamo partiti dai tessuti tumorali dei pazienti per cercare il bersaglio, abbiamo costruito modelli sperimentali in vitro e siamo tornati al paziente. Ci stiamo anche preparando per la pubblicazione dello studio clinico su una rivista scientifica – conclude – e per un secondo protocollo clinico che ci consenta di fare ulteriori passi avanti ".
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