Milano – Sono 10 mila i medici italiani (su un totale di 2 milioni di persone) che hanno scoperto di avere il cancro, e che sono guariti o che comunque hanno una prospettiva di sopravvivenza lunga. E la malattia, nel 70[%] dei casi, ha reso questi medici piu’ umani, sensibili e attenti ai bisogni dei propri pazienti. E’ il risultato di un’indagine voluta da Attivecomeprima Onlus, Fondazione Aiom, Roche e Fondazione Cariplo, che ha proposto un questionario a 100 medici malati e che e’ stata raccolta nel libro ‘Quando il medico diventa paziente’, presentato oggi a Milano. Secondo l’indagine, il 47[%] dei medici che ha scoperto di avere un tumore e’ piu’ sensibile con i propri pazienti, il 46[%] cerca di trasmettere serenita’, il 42[%] e’ piu’ attento ai suoi problemi e il 33[%] lo ascolta di piu’. Ma che tipo di paziente e’ il medico? ”Non e’ un buon
paziente – spiega Roberto Labianca, presidente Aiom – o meglio, e’ un paziente difficile e piu’ complicato. Primo perche’ puo’ avere un atteggiamento di rifiuto per la malattia, che lo porta a trascurare gli esami, a essere meno disciplinato. Secondo perche’, proprio per la sua posizione, puo’ essere piu’ disorientato degli altri pazienti, in quanto ha maggiori possibilita’ di ascoltare pareri diversi o di studiare le cartelle cliniche”. Il medico malato, si legge nell’indagine, e’ soprattutto maschio (74[%]) e ha meno di 60 anni (54[%]). Solo il 20[%] si e’ sottoposto a screening regolari, mentre il 55[%] non ne ha mai fattiIl 70[%] dei medici ha scoperto da solo la propria malattia, quando sono comparsi i primi sintomi, e sempre il 70[%] fa ricorso a piu’ di un consulto dopo la diagnosi. Infine, il 30[%] dei medici con tumore condividerebbe l’esperienza della propria malattia con i suoi pazienti; il 45[%] lo farebbe, ma solo con alcuni pazienti, mentre il 20[%] non vuole che i suoi pazienti sappiano che e’ malato.
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