Tumori: allo studio vaccino anti-melanoma, ok ai test su topi prima della sperimentazione sui pazienti al S. Raffaele di Milano

ROMA – Insegna all’organismo malato a riconoscere ed attaccare il male che lo assedia, ed ha dato ottimi risultati ai test sugli animali, dimostrandosi dieci volte piu’ efficiente dei vaccini anti-tumore prodotti finora: e’ un innovativo vaccino terapeutico anti-melanoma messo a punto con un approccio del tutto nuovo da ricercatori italiani e dimstratosi in grado di rallentare la crescita di questo micidiale cancro della pelle.
I risultati sui topi arrivano da uno studio dei ricercatori della societa’ biotech Molmed e dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano pubblicato oggi sul Journal of Clinical Investigation.
Secondo quanto riferito in una nota dell’istituto con lo stesso approccio e’ stato messo a punto un vaccino specifico contro il melanoma umano che e’ da pochissimo entrato in fase di sperimentazione clinica.
Il vaccino terapeutico anticancro ideato dai ricercatori italiani si basa sull’ingegneria genetica ma e’ diverso dai tanti vaccini anti-tumore messi a punto finora, dichiara all’ANSA Claudio Bordignon, presidente e AD di Molmed e autore del lavoro. Il nuovo vaccino si basa infatti su linfociti che vengono geneticamente modificati affinche’ questi espongano l’antigene tumorale del melanoma. Cosi’ ‘caricati’ con l’antigene tumorale i linfociti vengono reiniettti nell’organismo per traghettare l’antigene al suo interno fino ai linfonodi.
Qui questi ‘linfociti-navetta’ si suicidano, rilasciando l’antigene tumorale che viene subito captato dalle cellule dendritiche (altra popolazione di cellule immunitarie con l’incarico di ricevere gli antigeni e renderli visibili al sistema immunitario per attivarlo). A questo punto la palla passa quindi alle cellule dendritiche che, esponendo l’antigene, attivano i linfociti T a sferrare un attacco al tumore.
Solitamente invece, spiega Bordignon, per i vaccini anti-cancro si usa modificare direttamente le cellule dendritiche fornendo loro in provetta l’antigene. Questa potrebbe sembrare una via piu’ semplice ma e’ anche una via molti inefficiente. Infatti le dendridiche, precisa lo scienziato, iniettate nell’organismo si perdono e scaricano l’antigene prima di arrivare ai linfonodi dove dovrebbero svolgere il loro compito. Una volta nei linfonodi le dendritiche rilasciano quel poco antigene che sono riuscite a trattenere durante il viaggio. ”Il nostro e’ il primo vaccino ad essere sviluppato con un altro approccio che rende piu’ efficiente il sistema – dichiara Bordignon – permettendo di far giungere tonnellate di antigene ai linfonodi e quindi di indurre un’efficace risposta immunitaria”.
Infatti, diversamente dalle dendritiche, i linfociti caricati con l’antigene conoscono bene la strada fino ai linfonodi, continua Bordignon, e solo li’ scaricano la molecola, dove trovano ad attenderli le cellule dendritiche pronte a fare il resto del lavoro.
”Al momento – anticipa Bordignon – abbiamo iniziato una sperimentazione clinica su una trentina di pazienti con melanoma metastatico e possiamo solo dire che i risultati preliminari correlano perfettamente con quelli visti nei topi, ma i primi dati definitivi non si avranno prima di un anno”.
Ma di certo i dati sui topolini fanno ben sperare, conclude: ”il nuovo approccio per produrre il vaccino lo rende dieci volte piu’ efficiente rispetto all’approccio standard basato sull’ingegnerizzazione delle cellule dendritiche”.

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