Tumori: campioni biologici, come usarli al meglio in ricerca

MILANO – Dietro la ricerca sul cancro c’e’ un micro-cosmo di ‘tasselli’ che devono incastrarsi tra loro, come gli ingranaggi di una macchina, per ottimizzare al massimo le scoperte. Uno di questi tasselli e’ il ‘campione biologico del tumore’, un frammento cioe’ di tessuto malato che puo’ aiutare gli scienziati a scoprire i segreti della malattia. Il trattamento di questi campioni, pero’, deve essere il piu’ possibile corretto e uniforme tra centri di ricerca diversi: ed e’ per garantire questi due aspetti che oggi l’Istituto Nazionale Tumori (Int) di Milano ha ospitato un seminario scientifico sul tema, a cui hanno partecipato tra gli altri diversi esperti della ricerca, dell’Agenzia del Farmaco, delle Associazioni dei pazienti e dell’Int. I campioni biologici tumorali vengono prelevati al paziente al momento della diagnosi e possono essere utilizzati per test molecolari. Questi ultimi permettono di capire meglio la biologia del tumore, correlando quest’ultima al risultato dei trattamenti a cui il paziente viene sottoposto. E questo, ricordano gli esperti, e’ ancora piu’ vero per i farmaci ‘intelligenti’, che colpiscono solo le cellule malate risparmiando il tessuto sano. I campioni biologici, pero’, anche se utili soprattutto per la salute del paziente, possono avere un ruolo molto piu’ ampio se ‘affidati’ alla ricerca scientifica in generale, fermo restando il diritto alla privacy del malato. Per questo l’Int ha da qualche tempo implementato il concetto di ‘donazione’, attraverso cui il paziente puo’ decidere di donare i propri campioni biologici all’istituzione, che ne decidera’ dell’utilizzo sotto il profilo scientifico e con la garanzia della revisione di tutti i nuovi progetti da parte di un Comitato etico indipendente. Il convegno di oggi e’ servito anche per elaborare delle raccomandazioni per gestire al meglio questa ‘donazione’, e le proposte stilate dagli esperti saranno oggetto di un futuro incontro pubblico con le aziende farmaceutiche.