MILANO – Dalle tristi vicende del doping nello sport, a un aiuto per i malati oncologici: e’ il percorso dell’epo, nome in codice dell’eritropoietina, una molecola che stimola la produzione dei globuli rossi. Infatti, se negli atleti l’epo migliora le prestazioni sportive, per i malati di tumore rappresenta un’arma in piu’ per combattere la continua debolezza fisica che li colpisce, a sua volta causata dall’anemia. E’ il risultato di uno studio condotto da Paolo Pedrazzoli e dai suoi collaboratori dell’oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda di Milano, pubblicato sul Journal of clinical oncology. Gli esperti, coordinando 33 centri oncologici italiani, hanno potuto dimostrare che se si somministra ferro per via endovenosa insieme alla darbepoietina (un particolare tipo di epo) la percentuale dei pazienti con tumore nei quali l’emoglobina ritorna normale, contrastando quindi l’anemia, arriva al 90[[[%]]]. ”Questo studio – spiegano gli autori – nasce dall’osservazione che in patologie non oncologiche il ferro potenzia l’effetto di eritropoietina e darbepoietina. Questo approccio non era mai stato studiato in oncologia, perche’ si pensava che i pazienti con tumore, avendo tante riserve di ferro, non potessero beneficiare della terapia”. ”L’eritropoietina e la darbopoietina, somministrate ai pazienti con anemia – concludono gli esperti – correggono i valori di emoglobina, e di conseguenza migliorano l’astenia (cioe’ la debolezza fisica) e la qualita’ di vita dei pazienti sottoposti a chemioterapia in circa il 60[[[%]]] dei casi. Purtroppo, il restante 40[[[%]]] non trae beneficio da questa terapia, e deve pertanto ricorrere alle trasfusioni di sangue per correggere, peraltro solo temporaneamente, l’anemia”.
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