ROMA – Quasi uno studio su tre (29%) sul cancro pubblicato su riviste scientifiche di primo livello e’ svolto in aperto conflitto di interessi, nel 17% dei casi e’ un’azienda farmaceutica che lo finanzia, oppure uno degli autori e’ o e’ stato impiegato nell’azienda finanziatrice, cosa che potrebbe mettere in dubbio la correttezza dei risultati. Il rischio, e’ spiegato sulla rivista Cancer, e’ che i risultati del lavoro siano ”truccati” in favore della sostanza in sperimentazione, se l’azienda finanziatrice ha interessi economici in gioco. E’ quanto paventato in seguito ai risultati di uno studio condotto da Reshma Jagsi della University of Michigan Comprehensive Cancer Center. Bisognerebbe aumentare di piu’ i fondi alla ricerca, dicono gli autori, per evitare questi conflitti che possono inficiare l’attendibilita’ dei risultati delle ricerche scientifiche. Piu’ volte si e’ evidenziato che quando c’e’ un’azienda dietro una sperimentazione clinica, i risultati di quest’ultima possono essere in parte ‘ritoccati’ in favore del prodotto testato nello studio se l’azienda ricavera’ utili da quel prodotto. Cosi’ gli esperti hanno voluto calcolare quanto sia frequente il conflitto di interessi che sempre piu’ riviste scientifiche chiedono di dichiarare prima di accettare la pubblicazione di un lavoro. Gli esperti hanno studiato 1534 lavori pubblicati sulle riviste New England Journal of Medicine, JAMA, the Lancet, the Journal of Clinical Oncology, the Journal of the National Cancer Institute, Lancet Oncology, Clinical Cancer Research; Cancer, assolutamente tutte riviste di primo piano. E’ emerso che nel 29% dei casi c’e’ un conflitto dichiarato, in particolare poi che nel 17% dei casi i fondi utilizzati per la ricerca provengono direttamente da una casa farmaceutica. E’ dunque necessario secondo gli autori dare piu’ soldi pubblici alla ricerca o comunque provenienti da altre istituzioni no profit, onde evitare l’insorgere di questi conflitti.
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