La battaglia più difficile, quella per sconfiggere i tumori solidi in età pediatrica, segna due punti a favore della ricerca e dunque della possibilità di cura.
Rabdiosarcoma e sarcoma di Ewing sono tra i tumori più difficili da contrastare, ma da studi diversi abbiamo buone notizie che li riguardano.
Rabdiosarcoma: il ruolo chiave della proteina SNA12.
Si tratta di un tumore maligno aggressivo del muscolo che rappresenta il 7-8% dei tumori solidi in età pediatrica. Uno studio congiunto è stato portato avanti da ben tre ospedali pediatrici: l’Ospedale Bambino Gesù in collaborazione con due istituti di ricerca e cura americani, il Grewehey Children’s Cancer Research Institute di San Antonio in Texas e il National Cancer Institute di Bethesda nel Maryland.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Communications” e consistono nella individuazione di una proteina denominata SNAI2 la quale svolge un ruolo chiave nella formazione del tumore essendo alla base della mancata differenziazione delle cellule deputate alla formazione del tessuto muscolo-scheletrico.
Si è dimostrato, con questi studi, come, eliminando la proteina SNAI2 nelle cellule del rabdomiosarcoma embrionale, si produca una riduzione della proliferazione incontrollata delle cellule tumorali stesse. E questo comporta di conseguenza il miglioramento della risposta ai trattamenti farmacologici già in uso.
Sarcoma di Ewing: nuove speranze dalla biopsia liquida.
Il sarcoma di Ewing è un tumore che si sviluppa soprattutto dalle ossa ed è causato da alterazioni del DNA che non sono ereditarie. Il sarcoma di Ewing, che rappresenta il 16% di tutti i tumori ossei primitivi, è alquanto raro: secondo uno studio italiano, infatti, se ne ammalano poco meno di 100 persone all’anno. Questi individui sono, nella maggior parte dei casi, adolescenti e giovani adulti nella fascia d’età compresa tra i 10 e i 20 anni.
La diagnosi e il monitoraggio di questo tipo di tumore necessitano, tra l’altro, del ricorso alla biopsia che consiste nel prelievo di alcune cellule che compongono la massa tumorale e la loro osservazione al microscopio.
Il passo avanti che fa registrare questa ricerca, anch’essa pubblicata sulla rivista “Nature Communications” consiste nello sviluppo di un nuovo tipo di biopsia, una biopsia liquida eseguibile con un semplice prelievo di sangue.
I vantaggi di questa nuova tecnica diagnostica sono presto intuibili: sarà più facile e veloce diagnosticare ma anche monitorare, nel percorso delle cure, la presenza di frammenti di DNA tumorale circolanti nel sangue del paziente.
Il passo successivo sarà quello di estendere l’uso della biopsia liquida alla ricerca nel sangue della presenza di altri tipi di tumori solidi. Allo studio hanno lavorato esperti dell’istituto di ricerca pediatrico St. Anna Children’s Cancer Research Institute di Vienna, grazie anche alle nuove scoperte riguardanti il campo della epigenetica.
In futuro questo sistema potrà essere usato sia a scopo diagnostico, sia prognostico e anche per calibrare meglio le terapie su misura del singolo paziente, ad esempio scegliendo dosaggi più bassi laddove possibile e quindi riducendo gli effetti avversi delle cure oncologiche