Tumori, troppi pochi i centri per la riabilitazione oncologica

ROMA – In Italia esistono appena 980
centri per la riabilitazione oncologica e di questi solo 859
risultano accessibili e verificabili ai controlli. La regione
con il maggior numero di centri e? il Piemonte con 219,
seguita dalla Lombardia con 129, mentre nel Lazio ce ne sono
68. ? uno dei risultati emersi dall?indagine condotta a
livello nazionale, tra l?aprile 2005 e il dicembre 2006,
dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato
in oncologia (Favo) sulle strutture riabilitative presenti
sul territorio nazionale con percorsi dedicati ai pazienti
oncologici e presentati durante il convegno Interventi
riabilitativi in oncologia: recupero del deficit,
miglioramento dell?autonomia e della qualita? della vita,
organizzato dall?Istituto Regina Elena (Ire) a Roma.
L?indagine rientra in un piu? ampio progetto, denominato ?HO
CURA? (Health Organization of Cancer Units for Rehabilatation
Activities), che vuole verificare a livello nazionale il
rapporto tra fabbisogno riabilitativo per pazienti oncologici
e la reale disponibilita? dei servizi dedicati, integrando
informazioni provenienti dalla ricerca, dalle regioni, dalle
societa? scientifiche e dalle associazioni di volontariato.
All?indagine e? seguito l?invio da parte della Favo di un
questionario per conoscere la tipologia di queste strutture.
La risposta e? arrivata da 315 centri. Solo in tre di questi,
le liste di attesa sono inferiori ai 30 giorni, in appena 130
esiste una struttura riabilitativa, mentre solo un centro si
occupa di terapia del dolore e cure palliative. In nessuna
struttura, inoltre, il trattamento riabilitativo e? deciso in
team: la riabilitazione viene prescritta nel 57,4 per cento
dal fisiatra, nel 46 per cento dal chirurgo e nel 25,4 per
cento dal medico oncologo. Nel 29,2 per cento dei casi, poi,
e? lo stesso paziente a chiedere aiuto alla comparsa di
disturbi o disfunzioni. Solo in minima parte (8,5 per cento)
il trattamento riabilitativo viene deciso durante il percorso
di cura; nel 45 per cento dei casi vi si ricorre soltanto
dopo che il paziente lamenta dei sintomi, e si contano sulla
punta della dita i casi in cui la necessita? di
riabilitazione viene valutata in fase pre-chirurgica. Infine,
in appena il 25 per cento dei centri l?equipe riabilitativa
include uno psicologo, e solamente nel 33 per cento comprende
il nutrizionista.?La nostra indagine evidenzia dati allarmanti: oggi, in
Italia , per molti pazienti la riabilitazione rappresenta un
diritto negato ed e? necessario attivare tutte le sinergie
possibili affinche? percorsi riabilitativi riservati ai
pazienti oncologici possano essere realizzati a livello
nazionale, in modo uniforme e di facile accesso – sottolinea
Paola Varese, dell?Uo di medicina e day hospital oncologico
dell?ospedale di Ovada e membro del comitato scientifico
della Favo – La piu? recente normativa nazionale sottolinea
in modo convergente come ogni attivita? riabilitativa debba
esser sempre centrata e caratterizzata dalla globale
valutazione e presa in cura della persona nella sua
complessita? e completezza. Occorre, dunque, una presa di
coscienza del problema da parte di tutti gli operatori
coinvolti in ambito oncologico?. Dal censimento e? nato il
primo Libro bianco sulla riabilitazione oncologica in Italia.
Una guida che aiutera? i malati a uscire dal tunnel del
cancro e che ?rappresenta il primo tentativo di inquadrare
questo settore su basi scientifiche e servira? a pazienti e
famiglie a orientarsi: un grande risultato possibile grazie
all?alleanza tra medici, volontariato e istituzioni, perche?
la ricerca non si fa solo con le molecole, ma anche con le
persone?, come ha sottolineato Francesco De Lorenzo,
presidente Favo.
In Italia ci sono quasi un milione e 800 mila malati
oncologici e 270 mila sono quelli nuovi ogni anno. Si calcola
che nel 2010 gli italiani colpiti dal cancro supereranno i
due milioni. Necessario, quindi, che la qualita? di vita e di
riabilitazione debba coinvolgere non solo i medici, i
paramedici, le associazioni di categoria, ma anche psicologi
e volontari, per permettere ai malati una riabilitazione
ottimale dal punto di vista fisico e mentale. L?Ire ha
attivato da molti anni un equipe specializzata per la
riabilitazione oncologica e lo psicologo e? sempre presente
al suo interno. In particolare, al polo oncologico romano si
lavora sui cambiamenti sessuali che una patologia cancerogena
puo? portare al paziente, sulla riduzione della ?fatigue? (il
sintomo piu? frequentemente associato con il tumore ed il suo
trattamento, con una prevalenza stimata tra il 60 ed il 90
per cento), dello stress pre e post malattia e sulla
sensibilizzazione degli operatori alle problematiche
riabilitative attraverso il lavoro di equipe e la promozione
di corsi di formazione in psiconcologia. Anche dal punto di
vista farmacologico i fattori per una terapia adeguata devono
capire la sensibilita? generale della neoplasia ai farmaci
antiproliferativi e le caratteristiche del paziente,
dall?eta? ad eventuali patologie correlate, fino allo stato
psicologico ed emotivo. ?Rispetto a venti anni fa, quando per
terapia riabilitativa si intendeva soltanto la selezione del
paziente e il monitoraggio degli effetti collaterali, adesso
la riabilitazione oncologica ha lo scopo di ottimizzare la
qualita? della vita del malato, aiutando il soggetto e la sua
famiglia a riprendere a vivere normalmente, con l?obiettivo
di limitare al minimo la disabilita? fisica, il deficit
funzionale, cognitivo e psicologico – spiega Carlo Garufi,
dell?oncologia medica C dell?Ire – Nel nostro istituto c?e?
una formazione di gruppo sul campo che ha portato ad un
miglioramento progressivo del 15-20 per cento nella
riabilitazione dei malati e nella prevenzione dei piu?
importanti tumori?. Presentata, infine, ?Corri al massimo per
Irene?, una corsa campestre competitiva di cinque chilometri
che si svolgera? a Roma il 27 ottobre con l?obiettivo di
raccogliere fondi per i malati di tumore cerebrale e per i
loro familiari.

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