Un killer senza et

(di Valentina Murelli)
I dati del registro dei tumori infantili del Piemonte sono agghiaccianti: il tasso di incidenza dei tumori nei bambini ? cresciuto da 122,6 casi per milione alla fine degli anni Sessanta a 195,2 alla fine degli anni Novanta. Un aumento dell’1,3 per cento all’anno che ha riguardato tutti i tumori, anche se a crescere di più sono stati i cerebrali, il neuroblastoma (un tumore del sistema nervoso) e le leucemie. Quelli del Piemonte sono i dati più completi disponibili nel nostro Paese. Ma il dato, affermano gli specialisti, ? comune a tutta l’Europa e ai paesi industrializzati: negli ultimi 30 anni i tumori di bambini e adolescenti sono cresciuti in modo costante, a un ritmo dell’1 per cento annuo o poco più. E l’attenzione va subito ai fattori ambientali: sul banco degli imputati sono finiti per esempio vari tipi di inquinamento e i campi elettromagnetici. Secondo una ricerca dell’epidemiologo inglese Ernest Knox, quasi un quarto dei tumori infantili sarebbe da attribuire alle emissioni del traffico veicolare. Knox ha analizzato i luoghi di residenza di tutti i bambini morti di tumore in Gran Bretagna tra il 1955 e il 1980, trovando che il rischio aumenta in modo significativo per bambini nati e cresciuti vicino a strade trafficate, autostrade e stazioni di autobus. L’Italia attende i risultati di un grande studio epidemiologico, che dovrebbe concludersi alla fine dell’anno. Nel frattempo, un’indagine condotta un paio di anni fa sulla base di dati raccolti nel registro tumori di Varese suggerisce che le probabilit? di ammalarsi di vicino a strade trafficate, autostrade e stazioni di autobus. L’Italia attende i risultati di un grande studio epidemiologico, che dovrebbe concludersi alla fine dell’anno. Nel frattempo, un’indagine condotta un paio di anni fa sulla base di dati raccolti nel registro tumori di Varese suggerisce che le probabilit? di ammalarsi di leucemia siano quattro volte superiori in bambini che abitano vicino a grandi vie di traffico rispetto a coetanei che vivono in zone più tranquille. Colpevole sarebbe il benzene. Sotto accusa per la crescita delle leucemie c’? anche la scarsa esposizione ad agenti infettivi nei primi anni di vita. Secondo un imponente studio inglese apparso sul "British Medical Journal", bambini che tra zero e due anni non sono andati all’asilo e hanno avuto pochi contatti con altri bambini (e con i loro microbi) avrebbero un rischio maggiore di sviluppare una grave forma di leucemia (la linfoblastica acuta). Per gli autori della ricerca, il miglioramento delle condizioni igieniche impedirebbe al sistema immunitario in formazione di imparare a rispondere in modo corretto alle infezioni, con il rischio di dare risposte eccessive durante incontri successivi con virus e batteri. A sua volta, questa reazione esagerata potrebbe favorire l’insorgenza di leucemia. Al di l? delle incertezze, c’? per? una nota positiva: negli ultimi decenni ? aumentata in modo significativo anche la sopravvivenza di bambini e adolescenti colpiti da tumore, passata in Europa dal 44 per cento degli anni Settanta al 74 degli anni Novanta.

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