Uno strumento apparentemente semplice, ma dotato di tecnologia molto sofisticata, è in grado di migliorare la qualità di vita dei bambini seguiti nel reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale dei Bambini diretto da Fulvio Porta.
Si tratta di un laser grazie al quale si possono prevenire o curare le mucositi (le gravi infiammazioni del cavo orale) causate dalla chemioterapia alla quale sono sottoposti i piccoli malati di tumore.
Il laser riduce il rischio di infezione e accelera la guarigione perché favorisce la cicatrizzazione delle lesioni in bocca grazie a biostimolatori che accelerano i meccanismi di riparazione della mucosa.
Infiammazioni che, spesso, inducono i medici a sospendere la terapia perché non consentono al piccolo di mangiare e di bere, tanto è il dolore causato dalel afte che si formano all’interno del cavo orale.
Il laser, acquistato dall’Associazione Bambino Emopatico presieduta da Luciana Corapi, che da anni supporta l’Oncoematologia e utilizzato dalla prof. Alessandra Majorana e da odontoiatri specializzati in Odontoiatria pediatrica ha come obiettivo «quello di migliorare la prevenzione e il trattamento delle mucositi indotte da radioterapia nel distretto testa-collo e chemioterapia nei bambini in cura alla Clinica pediatrica».
Ogni anno – come è stato sottolineato durante un incontro stampa al quale erano presenti anche i tecnici che hanno messo a punto lo strumento – sono 50/60 i nuovi casi di leucemie, linfomi e tumori solidi che colpiscono bambini poi ricoverati in Oncoematologia e Trapianto midollo osseo dell’Ospedale dei bambini al Civile.
«Le mucositi del cavo orale rappresentano una frequente e debilitante complicanza delle terapie chemio e radio impiegate nel trattamento delle patologie oncologiche, con un’incidenza di circa il 40-80% nei pazienti sottoposti a chemioterapia o radio testa-collo e del 76% in quelli sottoposti a terapia di distruzione completa delle cellule midollari prima del trapianto di cellule staminali – ha spiegato Porta -. Le mucositi in bocca comportano una severa compromissione delle condizioni generali del paziente, non solo influenzando pesantemente la capacità di alimentarsi, ma anche ponendone a rischio la stessa sopravvivenza, perché potrebbero insorgere infezioni devastanti su un fisico già provato. Inoltre, incidono sull’aumento dei giorni di degenza per il paziente, con ovvi maggiori costi di gestione ospedaliera, anche in termini di assunzione di farmaci contro il dolore».
Del resto, le linee guida nazionali ed internazionali sul trattamento delle mucositi orali prevedono due diversi livello di intervento: cure palliative di controllo del dolore e interventi terapeutici. Linee guidale cui basi sono state poste proprio all’Ospedale Civile e all’Università degli Studi di Brescia grazie al lavoro tecnico di Alessandra Majorana, Fulvio Porta e Francesco Castelli, direttore dell’Istituto malattie infettive. L’uso del laser a bassa energia è abbastanza recente, proprio perché recente è la tecnologia che lo contraddistingue. Per questo, a fine anno prenderà il via uno studio in cui saranno coinvolti i centri di Brescia, Trieste, Pavia, Parma e Roma, che ha come obiettivo «quello di standardizzare l’uso del laser nella cura delle mucositi che ora curiamo con gel, antidolorifici e antinfiammatori, con risultati più a lungo termine rispetto a quello ottenuti con il laser» ha aggiunto Majorana.
In sostanza, si tratta di raccogliere i risultati di una casistica significativa proprio per il numero di pazienti che vengono curati ogni anno in ospedale, che prevedono come passaggi l’identificazione della persona a rischio, a partire da misure preventive prima dell’inizio della terapia per curare il tumore e il trattamento delle complicanze non appena appaiono.a.d.m.