MILANO -Quasi sessant?anni fa Umberto Veronesi cominciava il suo lavoro di oncologo all?Istituto tumori di Milano. Fra qualche mese, a aprile, si ritrover? un?altra volta con i colleghi di tutto il mondo per scrivere la strategia dei prossimi cinque anni di battaglia contro il cancro. Saranno tutti disincantati e autocritici, un po? come gli illusionisti che per? restano convinti che dietro all?illusione si nasconda spesso la verit?. ?Abbiamo garantito troppo, ma in buona fede. Questa volta per? vediamo delle promesse, dobbiamo investire i nostri sforzi nella ricerca virologica, immunologica e genetica?. La scienza medica, grazie al supporto della tecnologia, sta facendo progressi straordinari anche se su piccola scala e soprattutto in laboratorio, ma si presume che i prossimi dieci anni potranno essere decisivi nella lotta ai tumori, anche se nemmeno i più ottimisti hanno il coraggio di annunciare il traguardo di una vittoria finale. Il cancro resta la nostra più grande paura, lo spettro numero uno per l?84 per cento degli italiani. Esattamente come 50 anni fa, prima del boom tecnologico, prima dell?era dell?iper-informazione sul web, prima che, con lo svelamento del Dna, l?uomo si sentisse un poco più padrone del proprio destino. Chiedo a Veronesi se siamo di fronte a un grande equivoco o a una sfida impossibile. ?Il cancro vive anche dei suoi fantasmi. Io posso togliere un tumore dal seno di una donna, ma non riuscire a strapparlo dalla sua mente. L?immagine del cancro va oltre la dimensione delle cellule, ? come un altro se stesso che si sviluppa subdolamente dentro di noi, mentre il nostro corpo rimane spettatore indifferente. Filosoficamente possiamo dire che la cellula del cancro ha perso il bisogno di morire e poich? morire ? una necessit? biologica, la sua immortalit? va contro la natura. Crea una serie di squilibri nell?armonica programmazione del nostro organismo?. Ora il compito dei medici e della ricerca ? ripartire da una sorta di paradosso difficile da fare accettare ai malati. Che l?origine di questa cellula ?supervitale? non ? un evento malefico, ma un semplice danno del Dna che i nostri geni non riescono a riparare. ?Il problema in questo momento ? che non conosciamo tutti i nostri geni riparatori e tutti i meccanismi in base ai quali essi si attivano o restano si potrebbe dire con le mani in mano. E? un processo complesso da decodificare, riguarda varie strutture cellulari e le loro interazioni, ma non ha nulla di arcano. Purtroppo la maggior parte di noi confonde la non-conoscenza con la maledizione e la colpa ? soprattutto dei medici. Lo straordinario progresso dell?oncologia non ? andato di pari passo con l?attenzione alla percezione e agli aspetti psicologici della malattia. Ci siamo dimenticati di curare l?anima. Il rapporto tra medico e paziente ? inchiodato al tecnicismo e al paternalismo, mentre il malato ha bisogno di ricevere spiegazioni, di essere ascoltato, di capire e di essere capito?. La verit? ? che si continuano a contare i morti, ma sul fronte degli oncologi, parr? cinico dirlo, soprattutto i successi e le speranze. ? un successo l?informatica applicata alla medicina, in particolare la diagnostica per immagini che permette di esplorare virtualmente tutto il nostro corpo per trovare lesioni microscopiche, che neppure si immaginava potessero esistere solo pochi ani fa. ?Intervenire su queste forme iniziali, o addirittura precancerose, equivale a guarire la malattia nella maggioranza dei casi. ? un successo la chirurgia radioguidata e robotizzata, che ha aperto le porte a interventi chirurgici che rispettano il corpo e la qualit? di vita della persona. E? una speranza la ricerca virologica: gi? conosciamo il legame fra virus e tumori e disponiamo del primo vaccino anticancro per proteggere le nuove generazioni dal tumore del collo dell?utero. ? un successo la ricerca immunologica: stiamo studiando come stimolare il sistema immunitario perché riconosca e combatta le cellule tumorali, appunto come non self, proprio come gi? fa con i virus, i batteri e le infezioni da cui siamo sistematicamente attaccati?. Tra le promesse disattese ci sono sicuramente quelle sui farmaci. I nuovi farmaci molecolari (i cosiddetti intelligenti perché mirati selettivamente sulle cellule tumorali) sono ancora pochi e le novit? tardano a arrivare, più di quanto si pensasse cinque anni fa, quando ? cominciata l?autentica era della genomica, dai laboratori al letto del malato. ?Con la chemioterapia tradizionale – dice Veronesi – oggi curiamo le leucemie, i linfomi, molti tumori infantili e tipici dei più giovani, come quello del testicolo. Funzionano le cure ormonali per i tumori della mammella e della prostata. Ma per la maggioranza dei tumori solidi, la chemioterapia ha un?efficacia limitata e in molti casi ? troppo tossica rispetto ai benefici che garantisce al paziente. Capita che per offrire comunque una chance di cura, il medico scivoli nell?accanimento terapeutico, senza tenere conto della situazione e della storia personale del malato?. Gli ultimi dati sulla ricerca per la lotta al cancro, noti per ora soltanto agli addetti ai lavori, sulla situazione italiana sono contraddittori. Ogni cittadino italiano investe due euro ogni anno, contro i quattordici della Gran Bretagna, i quasi sette della Svezia e i 18 degli Stati Uniti. Il governo investe 54 milioni di euro (contro i 387 dell?Inghilterra e i 184 della Germania), ma le nostre ity fanno di più, donando alla speranza 61 milioni di euro l?anno, generosit? che ci colloca al quarto posto europeo, anche se ancora molto lontani dalla vetta inglese (396 milioni). Dice Veronesi: ?Siamo fra i paesi in cui la ricerca ha le sovvenzioni più scarse, in cui la cultura scientifica ? latitante, ma allo stesso tempo la produttivit? scientifica ? molto elevata. Questo significa che ogni centesimo in Italia ? speso bene e soprattutto che se avessimo, accanto ad un volontariato forte, anche un investimento pubblico adeguato, potremmo davvero conquistare un ruolo trainante in Europa?. Nell?ottimismo c?? una statistica che pesa come una pietra tombale. Il numero dei malati ? in crescita in tutto il mondo. ?Prima di tutto va detto che l?incidenza della malattia aumenta, ma la mortalit? diminuisce. Fino al 1990 le curve di incidenza e mortalit? erano sovrapposte e in crescita costante, oggi sono incrociate. Poi cambia la mappa del cancro nel mondo. Oggi diagnostichiamo tumori occulti che forse non si sarebbero neppure manifestati. Questo avanzamento diagnostico ha trascinato con s? un tipo diverso di malattia. Per il seno, per esempio oggi le donne che si presentano al medico con un tumore piccolo (T1 lo chiamiamo noi) sono l?80[[%]], mentre nel ?75 erano tra il 15 e il 20 per cento. Questo vuol dire che ? aumentata esponenzialmente l?operabilit? e con essa le possibilit? di guarigione. Certo la mappa ? cambiata anche per i nostri nuovi stili di vita. Restando nel mondo femminile, un tempo le donne morivano per cancro dell?utero e dello stomaco. Oggi grazie al pap test la mortalit? per il tumore del collo dell?utero ? crollata drasticamente e, con il miglioramento dell?alimentazione, il cancro dello stomaco ? quasi scomparso. Sono aumentati per? i tumori del seno, perché il seno ? diventato un organo in disarmo. Ancora non sappiamo esattamente perché, ma siamo certi che il fatto che la ghiandola mammaria lavori di meno (le donne hanno meno figli, li fanno in et? più avanzata e tendono a non allattare) aumenta le probabilit? di ammalarsi. E? il prezzo che le donne pagano per l?evoluzione del loro ruolo. Tutti noi, del resto, paghiamo al cancro il prezzo della civilt? industriale. Il tumore ? una malattia ambientale?. ?I cancerogeni che respiriamo sono una percentuale minima: si stima che non più del quattro per cento dei tumori sia dovuto all?inquinamento dell?aria. Pi? consistente ? invece il rischio legato a ci? che mangiamo: il 30 per cento dei casi ? direttamente legato all?alimentazione. Il rischio ? duplice. Alcuni elementi, come i grassi di origine animale, sono dannosi in s? e inoltre sono un veicolo dei cancerogeni presenti nell?ambiente, per cui funzionano da deposito. Fra gli animali domestici il gatto ? quello che più di frequente si ammala di cancro, non certo perché respira, ma perché si pulisce leccandosi il pelo e così facendo ingerisce nel corpo il fall out dei cancerogeni ambientali?.
Come possiamo proteggerci? ?Stiamo attenti a ci? che mangiamo. Evitiamo l?iperalimentazione, limitiamo i grassi di origine animale e gli eccessi di alcol. Teniamo presente che accanto ai cibi pericolosi, ci sono anche alimenti protettivi come la frutta e la verdura, in particolare le crucifere (cavoli, broccoli) e le arance. Evitiamo di fumare, la sigaretta contiene otto tipi di cancerogeni letali. Facciamo esercizio fisico che migliora il metabolismo, e soprattutto non dimentichiamo i controlli di diagnosi precoce. Per le donne: pap test a partire dai 25 anni, ecografia al seno dopo i trenta, mammografia e eventualmente ecografia dopo i quaranta. Per l?uomo: dosaggio del Psa dopi 50 anni. Per i fumatori: tac spirale dopo i 50 anni. Per tutti: colonscopia ogni anno dopo i cinquanta e esame dermatologico della pelle almeno una volta nella vita?. di Dario Cresto-Dina
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