BOLOGNA – Ronny, Faouzi e Nicola sono i tre ragazzini della comunita? del Pratello che attualmente stanno facendo i volontari per l?Ant (l?Associazione nazionale tumori). Portano a casa dei pazienti medicinali, ausili e tutto quello che possa aiutare una persona a vivere meglio le fasi piu? difficili della malattia. E? stata rinnovata anche per il 2008, e per il quinto anno consecutivo, la collaborazione tra la Comunita? pubblica per minori di Bologna (che fa parte del Dipartimento di giustizia minorile) e la Fondazione Ant Italia onlus: una collaborazione con il mondo del volontariato per permettere ai ragazzi fuoriusciti dal carcere di trascorrere in comunita? il resto della pena o che stanno scontando misure cautelari (una cinquantina in tutto finora, tra italiani e stranieri) di ?sentirsi utili agli altri e imparare nuove cose avendo la possibilita? di riscattarsi, almeno in parte, dagli errori del passato?, dice Lorenzo Roccaro, direttore della Comunita? pubblica per minori di Bologna, presente oggi in conferenza stampa insieme al direttore scientifico dell?Ant Roberto Giardino. ?E tornano sempre entusiasti? da questa esperienza. ?Un connubio che e? utile sia a noi come associazione sia ai ragazzi ?- aggiunge la dottoressa Raffaella Pannuti -, perche? la solidarieta? e? trasversale?. ? A confermare la positivita? dell?iniziativa e? anche uno dei ragazzi: ?Ti fa stare bene aiutare la gente che sta male – commenta – . Prima per me una carrozzina non voleva dire nulla, mentre ora ho visto che puo? migliorare la vita di una persona?. Quest?anno poi ci sara? un nuovo piano per il monitoraggio e la valutazione di quest?esperienza: i ragazzi faranno volontariato in Ant per un periodo abbastanza lungo (qualche mese); all?inizio saranno affiancati da un tutor che, all?interno dell?Istituto di scienze oncologiche di via Jacopo di Paolo, fara? conoscere loro le attivita? dell?associazione e, successivamente, saranno inseriti nel Servizio famiglia domiciliare per la consegna di farmaci e altro materiale sanitario. ? ?I ragazzi mettono in gioco la propria emotivita? e il proprio carattere avendo a che fare con dei malati gravi: e cio? non e? scontato, perche? possono sempre rifiutarsi di farlo?, precisa Roberto Cesari, coordinatore del Servizio domiciliare. Ai ragazzi viene dato sempre un cartellino con foto, ?un segno distintivo che li fa sentire, spesso per la prima volta, parte di un?e?quipe, e che per loro rappresenta un riconoscimento da parte del mondo degli adulti?, si legge nel contributo arrivato dall?area educativa del Dipartimento di giustizia minorile di Bologna.
Progetto F.A.R.O. Fuori dall’ospedale: Aiuto, Risorse e Orientamento per famiglie con bambini e adolescenti oncologici
Il “Progetto F.A.R.O. Fuori dall’ospedale: Aiuto, Risorse e Orientamento per famiglie con bambini e adolescen...