E’ sicuramente “preoccupante l’ipotesi che il fuoco che assedia zone della Russia contaminate dal disastro nucleare di Chernobyl possa liberare sostanze radioattive in grado di essere trasportate dal vento fino a Mosca”. L’inquinamento radioattivo, infatti, “determina un forte aumento di tumori, in particolare leucemie, linfomi, tumori cerebrali, anche nei bambini e nelle generazioni successive”, spiega Roberto Romizi, presidente dell’associazione dei medici per l’ambiente Isde-Italia, a proposito della grave situazione in Russia dove gli incendi che stanno mettendo in ginocchio il Paese interessano anche le aree contaminate dall’incidente della centrale nucleare di Chernobyl. Un fenomeno che, secondo le autorità, non comporterebbe problemi perché le scorie sarebbero ormai depositate sotto la superfice quindi non ‘preda’ delle fiamme. Spiegazione che però convince poco alcuni ecologisti, convinti che i rischi di dispersione di sostanze radioattive invece ci siano. “Sono passati molti anni dal disastro di Cernobyl – spiega Romizi all’Adnkronos Salute – ma bisogna tener conto che i radionuclidi per degradarsi impiegano migliaia di anni e quindi potrebbero essere rimovimentati dalle fiamme e rientrare in circolo nell’atmosfera. Speriamo però che tutto ciò non si verifichi”, dice Romizi, sottolineando che anche questo episodio dimostra “che è necessario, per salvaguardare la salute, lavorare per un ambiente meno inquinato”. A partire dalle fonti energetiche ‘pulite’ e rinnovabili: “L’energia solare costa la metà di quella nucleare e non ha i rischi
del nucleare”, conclude.
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