MILANO – Che mangiare troppo facesse male e’ risaputo. Ma che mangiare poco spingesse il Dna ad allungare la durata della vita, allo scopo di preservare l’evoluzione della specie, non era poi cosi’ noto. E a rivelarlo oggi a Milano e’ stato Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto europeo di oncologia (Ieo), durante un convegno all’interno di MilanoCheckUp, la rassegna dedicata ai professionisti della salute in corso al polo fieristico di Rho.
”Credo che non esista nel Dna un gene della morte – ha detto Pelicci – il Dna e’ fatto per la vita. Infatti e’ programmato in modo che, quando il cibo scarseggia, la morte venga rimandata il piu’ possibile per dare piu’ tempo all’ organismo di riprodursi, che per l’evoluzione e’ l’unica cosa che conta”. In pratica la Natura, per assicurare la continuita’ della specie quando scarseggia il cibo, rimanda il momento dell’accoppiamento finche’ il cibo non e’ piu’ un problema, perche’ solo cosi’ il neonato avra’ piu’ probabilita’ di sopravvivere.
Inoltre nel Dna, ha aggiunto Pelicci, ”ci sono meccanismi che ottimizzano l’uso delle risorse energetiche: quando il cibo e’ nella giusta quantita’, la durata della vita e’ regolare. Ma il nostro genoma non e’ programmato per gestire una sovrabbondanza di cibo: per questo l’obesita’ non solo ci fa ammalare di piu’, ma accorcia sensibilmente la durata della nostra vita, accelerando l’invecchiamento”.
Insomma, nel Dna non c’e’ scritta nessuna data di scadenza: cio’ che importa ai geni e’ tramandarsi di generazione in generazione. E per farlo sono pronti a tutto, anche ad allungarci la vita. Che non e’ una vera e propria immortalita’, ma ci manca poco.
Flaminio Film Festival 2024 con Peter Pan!
Il Flaminio Film Festival è ideato e realizzato dall’Associazione “Tra terra cielo e mare” e si svolge dal 23...