BRINDISI – ”Nella Puglia delle energie rinnovabili sarebbe davvero coerente e necessaria anche in sanita’ una scelta a favore di tecnologie diagnostiche in grado di contrastare l’abuso delle radiazioni ionizzanti notoriamente in grado di provocare il cancro”. Lo afferma il dottor Maurizio Portaluri, medico oncologo brindisino, gia’ direttore generale della Asl del Nord barese ed ex direttore dell’Istituto Tumori di Bari. ”Nella nostra regione in questi mesi – scrive in una nota ? si rincorrono le richieste, le pretese ed i contenziozi per la Pet-Tac in tutte le province. I cittadini dovrebbero saper che la pet tac e’ un’indagine moderna in grado di dare risposte a due domande: se un tumore ha gia’ dato metastasi quando e’ stato diagnosticato e se una lesione sospetta dopo le cure e’ un tumore o meno. Ma devono anche sapere – prosegue Portaluri – che un esame di quel tipo corrisponde a circa 1400 radiografie del torace e che esiste gia’ un’altra metodica la quale senza usare raggi x e’ in grado di darci le stesse informazioni della pet-tac a costi sanitari ed economici di gran lunga inferiori”. ”Si tratta della risonanza magnetica – spiega – con diffusione total-body. Si avrebbe cosi’ anche l’enorme vantaggio di ridurre il rischio di cancro da radiazioni mediche. Si sa, per ridurre i tumori non servono tanto arance, azalee e uova di cioccolata ma meno inquinamento e meno radiazioni ionizzanti”. Secondo dati forniti dallo stesso oncologo, ogni anno in Italia sono oltre 54 milioni gli esami medici che utilizzano le radiazioni ionizzanti cioe’ le radiografie e le Tac. Circa uno ogni abitante. A questi si aggiungano 3 milioni di esami di medicina nucleare. ”Oltre le radiazioni che provengono dal suolo e dal cosmo – spiega Portaluri – negli ultimi anni la dose che si deposita nel nostro organismo a causa degli esami radiologici ha ormai raggiunto quella proveniente dalla natura. Una Tac dell’addome corrisponde a circa 500 radiografie del torace ed ad essa corrisponde un rischio di un tumore da raggi in piu’ ogni mille esami. Gli esperti ritengono che negli ultimi anni il 10% dei tumori diagnosticati dipendano dalle radiazioni per uso medico”. Portaluri cita l’esempio della Regione Toscana che ”ha approvato nel 2006 una legge con cui si impegna a far crescere la
consapevolezza di cittadini e medici sull’argomento, realizzando anche le opportune verifiche e conducendo studi sulle dosi assorbite dai pazienti soprattutto bambini e adolescenti” e la Confesercenti che ha condotto un’inchiesta intitolata ‘100 casi di spreco in Sanita” dalla quale emerge che ospedali mai terminati, prescrizioni ‘a pioggia’, ricoveri ed esami inutili, scarso utilizzo della tecnologia, personale medico in esubero e paramedico insufficiente rappresentano alcuni dei fattori che hanno portato, nel corso del 2005, a sprecare risorse sanitarie per un totale di 17 miliardi e 400 milioni di euro. ”Una campagna di formazione e di informazione sui rischi da radiazioni ionizzanti per uso medico – sottolinea – rappresenterebbe un atto dovuto oltre che per la salute collettiva anche per le casse della nostra sanita’. Una campagna che dovrebbe andare di pari passo – conclude Portaluri – con quella sui farmaci e sui loro effetti collaterali e con quella sulla promozione delle tecniche di immagine che non usano le radiazioni ionizzanti come la Risonanza magnetica e gli ultrasuoni”.
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