Staminali: maggioranza sangue cordone italiane va all’estero

ROMA – Aumentano le esportazioni di sangue cordonale all’estero: dal 2008 le unita’ affidate alle banche oltre confine sono aumentate da 10.458 a 14.000, sulle oltre 16.000 raccolte. In sostanza la grandissima parte del sangue cordonale che viene raccolto nel nostro paese viene portato all’estero. Tuttavia, mancano le prove scientifiche sull’utilita’ e appropriatezza della raccolta per uso autologo, ovvero sulla stessa persona che le ha donate. In Italia infatti la raccolta di queste cellule che provengono appunto dal cordone ombelicale non e’ per uso personale ma e’ una donazione. Gli esperti del Gruppo Italiano Trapianti di Midollo Osseo (Gitmo) scoraggiano le famiglie a pagare per riservare  l’uso delle staminali al neonato cui appartengono, riportandone alcune ragioni. E, come sottolinea Alberto Bosi, presidente Gitmo, ”le future mamme devono sapere che bancare il proprio sangue cordonale per costruire un’assicurazione biologica” esclusiva ”per il proprio figlio non ha senso”.    Uno dei motivi e’ che il trapianto autologo, in cui donatore e ricevente sono la stessa persona, non e’ curativo se il bambino si ammala di una neoplasia del sangue (leucemie o linfomi) o nasce con una malattia genetica, perche’ in questo caso si dovrebbe ricorrere al sangue cordonale di altri donatori, ovvero al trapianto allogenico, in cui donatore e ricevente sono due persone diverse. Rintracciare le staminali del sangue donate, inoltre, ”e’ sempre fattibile, e la probabilita’ di ritrovarle nelle banche
pubbliche e’ del 97-98 per cento”. Infine, gli esperti ricordano che il trapianto autologo e’ sempre possibile nell’arco della vita, perche’ un adulto porta sempre con se’ le proprie cellule staminali emopoietiche nei tessuti e negli organi, che si possono raccogliere anche dal sangue prima di effettuare chemio e/o radioterapia, dopo specifico trattamento farmacologico.

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