ROMA – Il tumore del rene oggi fa meno paura. I risultati presentati all’ASCO 2007, il piu’ importante congresso mondiale di oncologia che si e’ recentemente concluso a Chicago, confermano che i nuovi trattamenti antiangiogenici hanno modificato radicalmente la possibilita’ di controllo della malattia. E nuove speranze si attendono dagli studi che stanno esplorando la possibilita’ di utilizzare questi farmaci in combinazione. Ricerche che vedono l’Italia grande protagonista: e, Perugia e’ infatti considerata, a livello internazionale, una delle "capitali" per la cura di questa patologia.
"Negli ultimi due anni abbiamo assistito piu’ di 200 pazienti con carcinoma renale avanzato e siamo coinvolti nei piu’ importanti studi condotti a livello mondiale. Di alcuni siamo noi stessi i promotori", spiega Sergio Bracarda, Dirigente Medico di I livello dell’Oncologia Medica dell’Ospedale regionale Santa Maria della Misericordia dell’Umbria e Presidente del Congresso "Approcci innovativi al trattamento del carcinoma renale avanzato", in corso oggi e domani a Perugia.
Secondo gli esperti, la nuova frontiera e’ studiare se e’ possibile utilizzare questi farmaci in maniera combinata, dal punto di vista della fattibilita’, della tossicita’ e dei costi. Per questo si sta lavorando soprattutto su fattori predittivi alla risposta che, come e’ gia’ avvenuto nel cancro della mammella, potrebbero rendere questo approccio piu’ realistico e accessibile anche nella prospettiva di un’oculata gestione delle risorse sanitarie, uno dei maggiori problemi con cui oggi l’oncologia piu’ avanzata deve fare i conti". (AGI)
Il Convegno, che vede coinvolti 150 esperti, e’ patrocinato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e presieduto, oltre che da Bracarda, da Lucio Crino’, direttore dell’oncologia medica dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. I nuovi approcci combinati prevedono di utilizzare questi farmaci associati fra loro o con trattamenti preesistenti, per verificare se in questo modo aumentino le possibilita’ di guarigione. L’obiettivo e’ il controllo della malattia, che potrebbe poi tradursi, in una certa percentuale di pazienti in una remissione completa e stabile.
"All’ASCO sono stati presentati alcuni studi preliminari di combinazione con tutti i nuovi agenti studiati da piu’ tempo per questa patologia, bevacizumab, sorafenib e sunitinib, associati o meno ad interferone – continua Bracarda – Il nostro centro ha preso parte a tutte queste ricerche, i cui risultati, in termini di remissione completa e controllo di malattia sono molto incoraggianti. Inoltre, si sta studiando l’effetto dell’integrazione fra questi farmaci e tecniche chirurgiche e radioterapiche innovative. L’obiettivo e’ andare sempre piu’ nella direzione di un approccio multidisciplinare. Grazie ai nuovi risultati ottenuti con questi farmaci si possono, ad esempio, rivalutare interventi come la chirurgia delle metastasi, che fino a poco tempo fa erano scelte dettate dalla mancanza di alternative e che invece oggi diventano programmabili, un valore aggiunto per il controllo globale della malattia".
Il tumore del rene rappresenta il 2-3 per cento di tutte le neoplasie maligne. In Italia colpisce ogni anno circa 8.500 persone. Si tratta di un tumore difficile da diagnosticare perche’ spesso rimane silente, in particolare nelle prime fasi della malattia. Prevale nel sesso maschile (con un rapporto di 2 a 1) colpisce soprattutto le persone di et? superiore a 60 anni. Questa neoplasia sembra verificarsi pi frequentemente nelle aree urbane rispetto alle rurali, ma le cause non sono ancora spiegate.
"Fortunatamente oggi il tumore del rene e’ un nemico meno temibile – conclude Bracarda -. Abbiamo a disposizione molte risorse e si cominciano, inoltre, ad intravedere aspetti differenziali fra i vari farmaci che consentiranno di stabilire in maniera piu’ precisa e mirata quali siano le opzioni migliori per ciascun paziente".
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