La Casa di Roma del piccolo Stefano: storia della famiglia Raniolo

 

“Il 1 settembre 2014 veniamo a conoscenza della malattia, nostro figlio Stefano allora aveva tre anni. Quando te lo senti dire, il mondo si annulla e dentro di te si ripete in testa solo quella parola.

Tanta rabbia, immenso dolore ma soprattutto insostenibile paura. Si, perché se tuo figlio si è ammalato di leucemia, tu ti ammali di Paura: paura di non farcela, paura di non essere in grado, paura di perderlo.

Continuavo a chiedermi perché proprio a lui, perché a noi? Come se non bastasse, quando ti convoca il Professore per illustrarti il percorso che ti aspetta, non parla di mesi, parla di anni.

Lì la famosa domanda: avete un posto dove stare? No. Un posto non lo avevamo, non conoscevamo nessuno e non eravamo preparati a tutto quello che ci era piombato addosso. La proposta da parte loro fu la Casa di Peter Pan.

Da parte nostra, inizialmente c’è stato tanto scetticismo ma guardando quella città così grande in quel momento non avevamo scelta. Il primo a mettere piede in quella casa è stato mio marito e non ha avuto una bella impressione.

Arrivato in casa trovò grandi tavolate con gente che rideva e scherzava e non riusciva a capire che cosa ci fosse da ridere in quella situazione, quasi sembrava che le famiglie fossero superficiali, non curanti delle loro realtà.  Usciti dal ricovero, portammo nostro figlio lasciando a lui la scelta di restare o andar via in una casa in affitto. Stefano si innamorò sin da subito della Casa di Peter Pan, ancora oggi la chiama “la mia casa di Roma”.

Io e mio marito, con il passar dei giorni, delle settimane, ci ambientavamo, ci sentivamo sempre più parte di quel gruppo fatto di individui con storie diversissime ma accomunati dallo stesso destino, ci sentivamo sempre più vicini a gente che come noi, tra un pianto ed un sorriso, stava vivendo ciò che la vita ci aveva riservato. Parli, ascolti, ridi, scherzi. Gioie e dolori sono condivisi in quella casa e ti senti sempre più forte: Peter Pan è un mondo fatto a misura per la situazione che vivi, un mondo che ti permette di assaporare la normalità e la quotidianità, anche quando non immagini di poterci riuscire. Peter Pan è come una mamma che ti aspetta a casa e che ti sa consolare ma soprattutto ti prende per mano e non ti fa scoraggiare. I volontari sono persone eccezionali, sono il gancio fondamentale. Ti fanno sentire di far ancora parte di quel mondo che guardi a distanza.  Sono le persone che ti regalano un sorriso, una serata tra amici, comprensione e tanto affetto: fanno sentire i bambini “normali”.

Alle famiglie vorrei direi: non mollate mai. In un periodo di insicurezza e paura come quello che state vivendo, la cosa certa è che se vi trovate alla Peter Pan, siete al posto giusto al momento giusto. Peter Pan è la medicina che vi serve.

Ai donatori di Peter Pan vogliamo dire un GRANDE, GRANDISSIMO GRAZIE. Perché grazie al loro contributo abbiamo potuto affrontare nel modo migliore possibile la malattia di Stefano. Nemmeno loro potranno mai immaginare quanto speciale sia il loro gesto per chi lo riceve.”

Questa è la storia di Cinzia, la mamma del piccolo Stefano.

Con il tuo aiuto puoi continuare a dare accoglienza gratuita a tanti altri bambini malati di cancro e alle loro famiglie come quella del piccolo Stefano!

Il nostro codice fiscale da inserire nella dichiarazione dei redditi per donare il 5×1000 a Peter Pan è 97112690587.

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