Salute: Taranto, diagnosticata la sindrome del ”fumatore incallito” ai bambini

TARANTO – Patrizio Mazza, primario di ematologia oncologica all’ospedale Moscati sta compiendo uno studio sui casi riscontrati nel quartiere Tamburi, al ridosso dell’Ilva. Si tratta di un danno causato dalla diossina che trasmette ereditarieta’
I bambini del quartiere Tamburi di Taranto, a ridosso del quale sorge il centro siderurgico, hanno la "sindrome del fumatore". Il benzopirene respirato ha un impatto cancerogeno pari a quello di 7 sigarette giornaliere.
Patrizio Mazza, primario di ematologia oncologica dell’ospedale Moscati di Taranto e vicepresidente della sezione tarantina dell’Ail (Associazione Italiana Leucemie), sta compiendo uno studio sui casi trattati nel suo ospedale. "Uno dei segnali piu’ eclatanti – dichiara – e’ quello di aver riscontrato personalmente in bambini di dieci anni tumori di tipologia adulta o senile, in altre parole un carcinoma del rinofaringe, che generalmente e’ un tumore che viene nell’anziano fumatore incallito". "Per supportare ulteriormente quanto dico – chiarisce Mazza – aggiungo che abbiamo decine di famiglie con piu’ di un membro familiare che si ammala dello stesso tumore, tumori altrimenti impensabili in altre sedi nazionali, leucemie o linfomi di aggressivita’ inusitata". E riguardo agli effetti della diossina (a Taranto si concentra il 90[[%]] della diossina industriale italiana) il dottor Mazza spiega: "Un tossico come la diossina, ma su questa citta’ ne sono presenti almeno duecento, ha un impatto cancerogeno soprattutto sul sistema immune e puo’ determinare una disfunzione da cui derivano un mancato controllo sui sistemi di difesa del sistema immune medesimo e al tempo stesso sui sistemi riparatori del Dna".
Questo, secondo Mazza, provocherebbe un danno che "puo’ preludere al tumore se si inserisce su cellule di organo dando vita a linfomi, leucemie e soprattutto mielomi nel caso di danno su sistema immune o tumori al polmone, all’apparato gastro-enterico e cosi’ di seguito per altri organi". Il danno al Dna ha portata ancora maggiore se si verifica sulle cellule germinali dei giovani o dei bambini. "Questo danno – continua il primario dell’ospedale jonico – si trasmettera’ anche alle generazioni successive e cio’ significa la morte di una comunita’ o citta’".
A questo proposito Mazza parla di "danno genotossico" e sostiene: "Ho piu’ ragioni per pensare che per Taranto stiamo arrivando a questo, a un danno genotossico per cui viene trasmessa una ereditarieta’ o una predisposizione ad ammalarsi di tumore in eta’ sempre piu’ giovane".
Il dottor Mazza arriva a una conclusione radicale per l’area industriale di Taranto, ampia oltre tre volte l’abitato. "Non serve purtroppo ridurre solo il carico degli agenti tossici ma occorre la completa eliminazione di tali agenti". In altre parole, propone la chiusura degli stabilimenti inquinanti e non la semplice "moderazione" del loro impatto ambientale e sanitario. "Faccio un esempio – afferma ? se a un fumatore di due pacchetti di sigarette al di’, che ha un alto rischio di cancro, vogliamo ridurre il rischio, non gli possiamo dire di ridurre a un pacchetto ma gli dobbiamo vietare il fumo, altrimenti anche con un pacchetto il rischio aumenta".
Mazza interviene dopo il recente sos lanciato da Maurizio Portaluri, direttore generale Istituto Tumori di Bari? sulla diossina di Taranto: "Peacelink ci ricorda che a Severo fuoriuscirono circa 3 chilogrammi di diossine in un giorno mentre a Taranto il doppio in 40 anni. Molti si eserciteranno a dirci se sia piu’ dannosa un’azione protratta o una acuta. Una cosa e’ certa e cioe’ che non si possono esporre le popolazioni ai cancerogeni in modo generalizzato e inconsapevole, ne’ attendere di contare i morti per fare le opportune valutazioni ed, eventualmente, pensare ai rimedi. Qui interessa ribadire che sulla prevenzione dei tumori dobbiamo tenere tutti un atteggiamento fermo e univoco". Domani sera si riuniranno nella sala del consiglio comunale di Taranto 25 associazioni per presentare il documento con il quale viene analizzato l’inquinamento Ilva proponendo drastiche limitazioni alle emissioni e prescrizioni tecnologiche per ridurre l’impatto ambientale dello stabilimento siderurgico di Taranto.

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