MILANO – Lo studio di un tumore raro che da’ una risposta del 100% alla terapia con farmaci biologici potrebbe essere la strada per ‘aggiustare la mira’ delle terapie a bersaglio molecolare anche per altri tumori piu’ comuni. E’ quanto sono impegnati a discutere una cinquantina di biologi e clinici europei, americani e australiani riuniti oggi e domani in un albergo milanese per scambiarsi dati e risultati. Il tumore in questione e’ il Gist, un sarcoma del tratto gastroenterico che interessa in Italia ogni anno 1,5 persone ogni 100 mila abitanti. I pazienti con questo tumore hanno visto la prognosi ribaltarsi improvvisamente con l’arrivo dei farmaci biologici, in particolare con l’imatinib, che ha portato le loro prospettive di vita da uno a cinque anni, in media. ”Significa – spiega il coordinatore del convegno Paolo Casali (Istituto dei Tumori di Milano) – che abbiamo pazienti in cura da 10 anni”. Questo rappresenta finora un caso unico nel campo delle nuove terapie a bersaglio molecolare che, a fronte di una spesa alta per il trattamento, aggiungono in genere solo qualche mese alle aspettative di vita del paziente. Ma perche’ qui il farmaco biologico funziona e in altri tumori no? ”Ora e’ ben chiaro – risponde l’oncologo – che i farmaci biologici aumentano in genere di poco la sopravvivenza solo perche’ non si sa bene qual e’ il vero bersaglio molecolare. Qui invece il bersaglio molecolare e’ stato ben centrato: questa e’ la grossa lezione dei gist, che ci ha permesso di capire quali sono le resistenze al farmaco. Si tratta ora di sviluppare nuove terapie che ci permettano di colpire in modo mirato le alterazioni molecolari iniziali, una strategia che potrebbe essere molto utile anche per altri tipi di tumore piu’ comuni”.
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