MILANO – Nuove speranze per la cura
dei tumori neuro ocrini, un gruppo di tumori biologicamente e
clinicamente vari che possono colpire qualsiasi parte del corpo.
Quando sono avanzati, e quindi non operabili radicalmente, è
fondamentale conoscere e utilizzare in modo integrato tutte le
strategie di diagnosi, stadiazione e terapia, utilizzando tecniche
innovative di medicina nucleare, procedure all’avanguardia di
radiologia interventistica e nuove terapie a bersaglio molecolare,
come indicano gli esperti riuniti al meeting internazionale in corso
allo Ieo sulla ‘Gestione multidisciplinare del paziente con tumore
neuro ocrino’.
I tumori neuroendocrini nel 70% dei casi nascono nell’apparato
digerente, nel 25% dei casi nel torace (soprattutto polmone) e negli
altri casi in varie sedi (surrene, tiroide, tratto genito-urinario,
distretto testa-collo). L’incidenza di queste malattie è in rapido
aumento, anche se si tratta di tumori rari. Considerando tuttavia il
numero assoluto di casi all’anno, si arriva comunque a 35 casi ogni
100.000 abitanti: una cifra maggiore rispetto a quello degli
adenocarcinomi (non neuroendocrini) di esofago, stomaco, fegato,
pancreas e vie biliari. “All’Ieo ci occupiamo di tumori neuroendocrini
dal 1996 – spiega in una nota Nicola Fazio, vice direttore senior
della Divisione di oncologia medica – e il numero di pazienti trattati
è salito progressivamente da poche decine a diverse centinaia”.
Fazio dal 1997 coordina un gruppo multidisciplinare composto da
oncologi, radiologi interventisti, chirurghi, endocrinologi,
endoscopisti, medici nucleari, patologi. “La nostra medicina nucleare-
spiega – è stata pionieristica nel mondo, poiché è stata tra le prime
a utilizzare terapie mirate con radioisotopi, molecole ‘caricate’ con
piccole dosi di radioattività che irradiano selettivamente le cellule
malate. Insieme ai Centri di Rotterdam e Basilea, ha contribuito a
diffondere nel mondo questo tipo di metodica innovativa, altamente
efficace ed a bassa tossicità”. La struttura milanese ha partecipato e
partecipa alla sperimentazione di nuovi farmaci contro i cosiddetti
‘Net’. “Inoltre stiamo per avviare studi spontanei innovativi, come
l’associazione di chemioterapia metronomica alla terapia
radio-recettoriale e la valutazione biologica dell’effetto
antiangiogenetico dell’everolimus e della polichemioterapia
metronomica nei Net. Penso di poter affermare che siamo molto vicini
alla personalizzazione della cura per ogni tipo di Net e per ogni
paziente”.